mercoledì 16 Aprile 2025

Milano, decine di migliaia per la Palestina: la polizia carica e arresta

Centinaia di bandiere palestinesi, striscioni, cori, interventi e azioni contro aziende e banche accusate di sostenere Israele. Sono state decine di migliaia le persone scese ieri in strada a Milano per chiedere la fine del genocidio a Gaza, esprimere sostegno al popolo palestinese e denunciare le complicità italiane con Israele. Ma anche per «fermare la macchina bellica» e il piano di riarmo europeo. Tra gli striscioni presenti anche richieste di libertà per Anan Yaeesh, cittadino palestinese detenuto nel carcere di Terni con l’accusa di terrorismo su mandato israeliano. Cori come «Palestina libera! Israele assassino» o «Se non cambierà, Intifada pure qua» hanno accompagnato il corteo, partito dalla stazione centrale e diretto all’Arco della Pace. Durante il percorso, alcune sedi di catene come Starbucks, Burger King, Unicredit, Carrefour e una stazione di servizio Eni sono state colpite con lanci di vernice, scritte e, in alcuni casi, danneggiamenti alle vetrine. «Complice di genocidio» e «Free Palestine» sono alcune delle frasi lasciate sui vetri rotti, a segnalare i comprovati legami tra queste aziende e le politiche genocide israeliane.

Carrefour, Burger King e Starbucks sono oggetto di contestazioni internazionali per il loro sostegno all’esercito israeliano, avendo distribuito migliaia di pasti ai militari israeliani impegnati nelle operazioni e nei massacri a Gaza dal 7 ottobre 2023 ad oggi. Starbucks ha inoltre sponsorizzato raccolte fondi in favore di Israele. Unicredit risulta tra le banche con i legami più stretti con Tel Aviv, che supporta attraverso investimenti e finanziamenti – circa 6,6 miliardi di dollari tra il 2020 e il 2023 – a numerose aziende coinvolte negli insediamenti israeliani illegali in Cisgiordania. Eni, nonostante le sentenze della Corte internazionale di giustizia che definiscono illegittima l’occupazione di Gaza e accusano la leadership israeliana di genocidio, continua a fornire greggio a Israele. La società ha inoltre firmato pochi mesi fa un accordo con Tel Aviv per lo sfruttamento del giacimento di gas offshore situato di fronte alla costa di Gaza, all’interno della zona marittima G, per il 62% parte del territorio palestinese secondo il diritto internazionale. Durante la manifestazione, sono state «sanzionate» anche una filiale del Banco BPM e una del Banco Desio, sulle cui vetrine è apparsa la scritta «no riarmo».

Il corteo non aveva registrato tensioni con le forze di polizia fino a quando, all’altezza di piazzale Baiamonti, la polizia in assetto antisommossa ha caricato a freddo i manifestanti, spezzando il corteo e arrestando sette persone, successivamente condotte in questura e rilasciate con una denuncia a piede libero. La manifestazione è rimasta bloccata per quasi due ore, con i partecipanti che chiedevano il rilascio degli arrestati e l’allontanamento della polizia dal cuore del corteo, per poi riprendere il percorso, non senza ulteriori momenti di tensione, e concludersi all’Arco della Pace. E mentre il ministro Piantedosi ha ringraziato le forze dell’ordine per il loro «servizio svolto», dalla piazza è parso evidente come l’azione della polizia sia stata segnata da volute provocazioni volte ad alzare il livello dello scontro, proprio nel giorno in cui entrava in vigore il nuovo decreto sicurezza. Un provvedimento molto criticato, ritenuto iper-repressivo, che prevede un forte inasprimento delle pene e, più in generale, una marcata criminalizzazione di ogni forma di dissenso. Anche pacifico.

 

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Moira Amargi

Moira Amargi esiste ed è una persona specifica, ma il nome è uno pseudonimo, usato quando pubblica report sulla Palestina o dall'interno di cortei e momenti di conflitto sociale a rischio repressione. È stata corrispondente per L'Indipendente dai Territori Palestinesi occupati.

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3 Commenti

  1. Manifestazione partecipata, guidata dai gruppi palestinesi essendo principalmente per la Palestina. Tra le numerose appartenenze che seguivano, associazionismo, sindacati di base, studenti, qualche gruppo politico extraparlamentare e in generale tante persone che hanno deciso di esserci. Difficile dire il numero, nell’ordine di decine di migliaia. Presente anche un vivace gruppetto senza sigla che “sanzionava” in modo mirato facciate di istituti bancari e multinazionali citate con scritte, uova colorate e qualche pietra ai vetri. In precedenza c’era stata una polemica verbale con una sigla che li precedeva, forse in merito alle sopra citate azioni, ma il corteo ha sempre proseguito finché le forze dell’ordine hanno deciso di intervenire con l’intento di spezzare il corteo, isolare il gruppo e “pescare” qualcuno tra la gente, agevolato da un buco di poche decine di metri che si era creato. Tutto si è svolto con rapidità e non è difficile ipotizzare che era programmato visto che gli agenti erano già piazzati sui due lati pronti a stringere, senza contare il gran numero di digossini sparsi qua e là fin dalla partenza. Tra questi la presenza di giovani, vestiti casual e con cellulare in mano, non si capiva bene cosa facessero ma comunicavano con quelli più chiaramente riconoscibili. Tirocinio per nuove reclute? Ovviamente gli agenti non si sono fatti problemi a caricare. In molti sono rimasti lì ad occupare la piazza in solidarietà con chi è stato prelevato dal corteo, ma il cordone lungo di fatto è saltato. Quanti (altrove) parlano come al solito di scontri tra manifestanti e polizia non riportano un’informazione corretta: azioni del genere non possono rientrare nella dinamica di uno scontro.
    Un consiglio per chi scrive per l’ Indipendente: parlate di più dei variegati gruppi che animano i cortei, in primis le associazioni dei palestinesi in Italia, non limitatevi alla logica di parlare solo degli eventi, che finiscono per uniformare e oscurare i soggetti che animano costantemente i cortei.

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