sabato 19 Aprile 2025

I quasi duemila lavoratori del gruppo Beko non saranno licenziati

Alla fine, le cinque fabbriche italiane di Beko – ex Whirlpool – situate in provincia di Siena, Varese, Ancona, Ascoli Piceno e Caserta non saranno chiuse, ma riconvertite e ridimensionate. L’azienda aveva annunciato a novembre di voler licenziare più di 1.900 dipendenti nel nostro Paese. La decisione iniziale di chiudere gli stabilimenti aveva suscitato una forte opposizione da sindacati e governo. Il ministero delle Imprese aveva minacciato di attivare il golden power, lo strumento governativo per condizionare le operazioni sulle imprese strategiche, e di annullare la cessione, spingendo l’azienda a rivedere il piano industriale. Ora, in seguito alla firma di un accordo con il ministero, c’è la certezza che la multinazionale trasferirà parte della produzione in Egitto, Romania e Turchia per ridurre i costi, mantenendo però in Italia design, sviluppo e produzioni di alta gamma.

L’accordo tra ministero delle Imprese e del Made in Italy e Beko è stato siglato ieri, martedì 15 aprile. La firma, si legge nel comunicato dell’esecutivo, giunge dopo l’approvazione dei lavoratori degli stabilimenti Beko in Italia, che hanno dato il via libera a un testo preliminare definito da azienda, organizzazioni sindacali e Mimit con un referendum che ha ottenuto il consenso dell’88% dei votanti. L’accordo prevede l’avviamento da parte di Beko di un Piano da 300 milioni di investimenti da destinare alla tutela occupazionale e all’ammodernamento degli impianti. Per ciò che concerne il piano esuberi, comunica il governo, l’accordo «prevede l’assenza di licenziamenti collettivi e l’impegno dell’azienda a non adottare atti unilaterali». Gli esuberi passeranno dalle 1.935 unità previste a novembre a circa 950 e avverranno sotto forma di uscite volontarie e incentivate. L’esecutivo, inoltre, «si impegna a tutelare l’occupazione per l’intera durata del piano, garantendo l’utilizzo degli ammortizzatori sociali disponibili e, se necessario, attivando strumenti aggiuntivi previsti da futuri interventi normativi in fase di definizione». Non risulta ancora chiaro l’ammontare dell’impegno finanziario che si assumerà il governo italiano.

Per quanto riguarda i siti di produzione, invece, «tutti gli stabilimenti rimarranno operativi». Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha spiegato che lo stabilimento di Varese ospiterà le produzioni da incasso per refrigerazione e cottura e sarà dotato di un nuovo forno; ad Ancona «sorgerà l’hub europeo per i piani cottura a gas, radianti e a induzione»; ad Ascoli Piceno la produzione rimarrà invariata ed entro tre mesi verrà definita una nuova linea di fascia alta; lo stabilimento nel casertano, invece, «si conferma hub per la gestione di ricambi e accessori e inizierà a operare anche per le altre aziende del gruppo». Lo stabilimento di Siena, il più colpito dalla crisi, vedrà interrotta la produzione ma «sarà avviato a un percorso di reindustrializzazione», da concordare con altre aziende entro il 2027. In attesa della conversione dello stabilimento, i lavoratori che rimarranno (in totale sono 299) saranno messi in cassa integrazione.

I fatti che hanno portato all’accordo risalgono all’anno scorso. Nella primavera del 2024, Beko Europe ha rilevato tutte le fabbriche di elettrodomestici della Whirlpool in Europa, avviando un processo di riorganizzazione della produzione su larga scala. L’azienda denunciava un calo nella vendita degli stabilimenti europei (tra cui quelli italiani) e scarsi livelli di produttività. Vista la parallela crescita del mercato asiatico, Beko ha pensato un piano industriale per delocalizzare la produzione in Egitto, Romania e Turchia, dove i costi della manodopera risultano più bassi. Nei mesi, ha annunciato la chiusura di fabbriche in tutta Europa, e, a novembre, è arrivato l’annuncio della chiusura degli stabilimenti italiani, che ha spinto il governo a intervenire in prima persona.

Avatar photo

Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

2 Commenti

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria