Tutto il governo aveva giurato che a Washington non sarebbe andata con il cappello in mano, tuttavia all’indomani dell’attesto incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump, è del tutto chiaro cosa la presidente del Consiglio ha promesso al presidente statunitense, mentre non vi è alcuna idea di cosa in cambio l’Italia possa ottenerne. I fatti sono i seguenti: il governo italiano ha assicurato che aumenterà da subito le spese militari al 2% del PIL, che porterà investimenti per altri 10 miliardi di euro da parte di aziende italiane negli Stati Uniti e che il nostro Paese aumenterà ulteriormente le importazioni di gas liquido americano. Cosa in cambio? Ufficialmente nulla più di tanti complimenti personali da Trump a Meloni e la promessa del presidente americano di venire in visita in Italia.
Oggi in Italia ci sarà il vice del presidente americano, J.D. Vance, e i discorsi saranno approfonditi. Ma che possa venirne fuori qualcosa di concreto è tutto da vedere, tanto più che è stato ribadito a più riprese anche da Washinton che i dazi rimarranno gli stessi per tutti i Paesi europei, senza trattative bilaterali con i singoli Paesi. Quindi non è chiaro nemmeno cosa il governo italiano possa e voglia ottenere da Trump, se non credito politico da usare sul fronte elettorale interno e a Bruxelles.
Chiari sono invece i costi dei regali portati da Meloni a Trump: i cittadini italiani dovranno sborsare circa 10 miliardi di euro l’anno per portare le spese militari dal 1,57% attuale al 2% del prodotto interno lordo nazionale; dovranno sopportare i costi sociali degli investimenti delle aziende italiane negli Stati Uniti, che verosimilmente significheranno la delocalizzazione di parte della produzione oltreoceano; dovranno continuare a pagare di più l’energia e a sopportare l’aumento dei rigassificatori al largo delle coste, visto che per ragioni di convenienza politica l’Italia continuerà a importare gas liquido dagli Stati Uniti che deve essere trasportato via nave per migliaia di chilometri e poi riportato allo stato gassoso per essere utilizzato, piuttosto che acquistarlo dalla Russia o dai paesi nordafricani spendendo molto meno.
I grandi complimenti di Trump a Meloni, definita una «grande persona» e un «premier che sta facendo un lavoro fantastico» sono bastati alla stampa governativa nostrana per tessere le lodi sperticate del viaggio: “Missione Compiuta”, ha titolato entusiasta Libero; “Il tappeto rosso di Trump” con distacco dalla realtà l’ex quotidiano del dissenso La Verità; “United States of Giorgia”, con sprezzo del ridicolo, Il Tempo. La triste parabola dei “sovranisti” italiani: da fautori dell’autonomia nazionale, all’entusiasmo sfrenato per aver ottenuto il ruolo di alleati più fedeli del padrone coloniale a spese dei cittadini italiani.
Sto nuovamente pensando (lo feci una trentina di anni fa) di cambiare nazionalità. Penso che sia arrivato il momento.
Al prossimo politico che vi dirà “non ci sono i soldi per…” (e seguono vari servizi al sociale e al pubblico…) saprete bene cosa rispondergli e con che tono.. forse basta una parola sola, un invito ad andare…
Mi auguro che la Meloni a Roma da giovane abbia imparato subito a promettere, promettere, poi darla la cosa promessa, meglio dimenticare.
Stamani ho provato a prenotare una visita specialistica e mi è stato risposto che non ci sono posti disponibili (in tutta la Asl), mi hanno inserito in una lista di attesa e verrò ricontattato quando si apriranno nuove date di prenotazione.
Cosa c’entra questo fatto personale con l’articolo di cui sopra ?
I miliardi per aumentare la spesa in armi e per comprare gas a prezzi più elevati, bene o male verranno trovati.
Il famoso taglio delle liste di attesa, che per qualche giorno a cavallo delle Elezioni Europee dello scorso anno ebbe molta eco sulla stampa, a quanto pare non ha dato i risultati attesi. E continueremo con le liste di attesa, tanto la pazienza non ci è mai mancata.