mercoledì 23 Aprile 2025

Negli allevamenti islandesi sono morti 1,2 milioni di salmoni in quattro mesi

Tra novembre 2024 e febbraio 2025, quasi 1,2 milioni di salmoni sono morti negli allevamenti a rete aperta di Kaldvík, negli Eastfjords islandesi, trasformando un comparto in forte espansione in uno dei capitoli più neri dell’acquacoltura europea. L’Autorità islandese per la sicurezza alimentare e veterinaria (MAST) ha definito «gravi» le violazioni riscontrate e la polizia ha avviato un’inchiesta formale per negligenza, condizioni di trasporto estreme e acque di mare insufficientemente ossigenate. La portata del disastro ha scatenato un’ondata di indignazione e una battaglia legale storica per salvare il salmone selvatico dell’Atlantico del Nord.

La svolta è arrivata dopo le segnalazioni di operatori e attivisti, che hanno documentato reti stracolme e migliaia di cadaveri galleggianti. In pochi mesi, i tecnici di MAST hanno riscontrato sovraffollamento, mancanza di adeguate correnti d’acqua e gestione approssimativa dei trasporti: condizioni incompatibili con i parametri europei sul benessere animale. La polizia islandese ha quindi avviato un’indagine formale sulle presunte violazioni del benessere degli animali nell’allevamento di salmoni di Kaldvik a causa di presunte «gravi cattive manovre, difficili condizioni di trasporto e cattive condizioni dell’acqua del mare». Contestualmente, i proprietari dei fiumi islandesi, sostenuti dall’Icelandic Wildlife Fund e finanziati in parte dall’artista islandese Björk, hanno intentato una causa senza precedenti contro Arctic Sea Farm e le stesse autorità nazionali. L’obiettivo primario è quello di annullare le autorizzazioni per gli allevamenti a rete aperta nei fiordi di Patreksfjörður e Tálknafjörður, impedendo «l’ulteriore distruzione ambientale e la contaminazione genetica delle popolazioni di salmone selvatico islandesi».

La preoccupazione più grave riguarda le fughe di massa: migliaia di salmoni d’allevamento già nel 2023 erano finiti nei fiumi, mescolandosi con le popolazioni selvatiche. Gli incroci forzati minacciano di cancellare migliaia di anni di adattamento locale, aggravando il declino del salmone atlantico del Nord, oggi al 25% dei livelli del 1970 a causa del cambiamento climatico e dell’acidificazione degli oceani. L’acquacoltura intensiva rischia così di trasformare specie preziose in semplici ibridi fragili. Il malcontento non è solo legale, ma anche sociale: un sondaggio Gallup Islanda di settembre 2024 indica che il 65,4% degli islandesi è contrario all’allevamento in reti aperte e il 59,5% vorrebbe il suo completo divieto. Nell’ultimo anno, oltre quattro milioni di pesci hanno perso la vita negli impianti a rete aperta, 72 volte il totale dei salmoni selvatici del paese. Il dissenso è trasversale, coinvolgendo tutti i partiti e le fasce demografiche.

Nel frattempo, continua la forte pressione pubblica contro gli allevamenti di salmone in reti aperte: oltre 4mila cittadini da tutto il mondo (542 dall’Italia) hanno inviato e-mail di protesta ai ministri islandesi dell’Industria e dell’Ambiente, chiedendo leggi più rigorose. All’estero, casi simili hanno portato colossi come Mowi a pagare 1,3 milioni di dollari per pratiche di marketing ingannevoli e grandi rivenditori USA a rimuovere etichette fuorvianti sulla «sostenibilità». Il Parlamento islandese discuterà entro l’anno un disegno di legge sull’acquacoltura. Spinta dalla mobilitazione civile e dal sostegno di ONG come l’Icelandic Wildlife Fund, la nuova normativa dovrebbe introdurre standard più stringenti: limiti di densità di carico, monitoraggio continuo della qualità dell’acqua e, in prospettiva, il passaggio a impianti a terra o in sistemi chiusi.

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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1 commento

  1. 4000 cittadini da tutto il mondo non sono una “forte pressione pubblica” bensì una nullità. A parte ciò mi chiedo quanti sedicenti salutisti a caccia di sushi e sashimi si chiedono da dove provenga e come sia allevato il salmone di cui amano ingozzarsi.

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