venerdì 22 Novembre 2024

Inquinamento, i giganti della chimica hanno mentito sui PFAS

Le sostanze chimiche chiamate FTOH 6:2 sono ora collegate a una serie di gravi problemi di salute. Sono ovunque utilizzate per imballaggi alimentari: scatole di pizza a prova di grasso, contenitori per il trasporto, involucri per fast food e imballaggi in cartone. I giganti della chimica sapevano ma hanno preferito omettere, nascondere e raccontare bugie. Daikin, gigante giapponese del settore chimico ed elettronico, ha trattenuto uno studio del 2009 che indicava la tossicità per fegato e reni nei ratti di laboratorio. DuPont, azienda chimica statunitense, nel 2012, non ha avvisato la Food and Drug Administration (FDA) di nuovi dati che indicavano la permanenza della sostanza chimica all’interno del corpo degli animali, per molto più tempo di quanto inizialmente pensato.

Adesso sappiamo che la sostanza procura malattie renali, danni al fegato, cancro, danni neurologici, problemi di sviluppo e disturbi autoimmuni. Nel 2020, la FDA ha raggiunto accordi con alcuni dei principali produttori di PFAS per smettere volontariamente di utilizzare composti FTOH 6:2 negli imballaggi alimentari, entro cinque anni. Eppure i documenti mostrano come la FDA fosse a conoscenza già nel 2015 dello studio nascosto di DuPont. Inoltre, l’eliminazione graduale concordata dalla FDA si applica solo ai composti FTOH 6:2 e non include altri PFAS simili a “catena corta”.

Tom Neltner, direttore della politica sulle sostanze chimiche presso l’Environmental Defense Fund, ha ottenuto gli studi delle aziende e i documenti correlati di Daikin e dalla FDA, attraverso le richieste del Freedom of Information Act. Neltner ha espresso preoccupazione circa il ruolo di controllore della FDA, notando un pericoloso lassismo. I rapporti e le comunicazioni tra i produttori e FDA, concernenti le sostanze PFAS, tra il 2008 e il 2020, mostrano come una sequenza di analisi inadeguate della sicurezza chimica, studi nascosti e blanda supervisione, abbia creato uno scenario in cui gli statunitensi continuano a essere esposti al composto chimico presente negli imballaggi alimentari.

Il composto FTOH 6:2 fa parte di una nuova generazione di PFAS a “catena corta” progettati per sostituire i PFAS “a catena lunga”, ritenuti dannosi. I ricercatori dell’industria chimica sostengono che i composti a “catena corta” siano sicuri e non tossici. Tuttavia, ricercatori indipendenti come Erika Schreder, direttrice scientificica di Toxic Free Future, hanno scoperto che i PFAS, indipendentemente dalla lunghezza della catena, si accumulano nell’ambiente e nell’uomo, risultando essere dannosi e tossici.

Vi avevamo parlato di come i PFAS siano un grande problema anche in Italia, soprattutto nella pianura padana, dove le persone esposte a queste sostanze dannose sarebbero circa 300.000, attraverso la falda acquifera inquinata.

Erin Brockovich, nota attivista ambientale statunitense, mette in guardia l’umanità dalle gravissime minacce portate da queste sostanze che potrebbero portare all’azzeramento del numero degli spermatozoi nel giro di soli 25 anni (già diminuiti del 60% rispetto al 1973).

Environmental Working Group ha pubblicato una lunghissima serie di documenti che dimostrano che già dal 1950 studi condotti dalla 3M mostravano che la famiglia di sostanze chimiche fluorurate tossiche, ora note come PFAS, poteva accumularsi nel nostro sangue. Negli anni Sessanta, studi sugli animali condotti da 3M e DuPont hanno rivelato che le sostanze chimiche PFAS potevano rappresentare rischi per la salute ma le aziende hanno tenuto segreti gli studi per decenni.

[di Michele Manfrin]

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