Instagram e Twitter stanno censurando i post ed eliminando gli account degli utenti che condividono contenuti critici sugli sgomberi delle famiglie palestinesi dalle loro case situate nel quartiere di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme est. La settimana scorsa, infatti, le persone hanno segnalato la rimozione di foto, video e post che documentavano e denunciavano gli attacchi violenti della polizia israeliana e dei coloni ebrei nei confronti dei palestinesi che stavano protestando pacificamente contro l’imminente minaccia di essere sfrattati dalle loro abitazioni. Successivamente, però, i social in questione si sono giustificati affermando che tutto ciò fosse riconducibile a degli errori di sistema. Tuttavia nei giorni seguenti, precisamente nella giornata di lunedì, una coalizione formata da più di 20 organizzazioni e gruppi di attivisti per i diritti digitali li ha accusati di continuare a censurare centinaia di contenuti del genere.
Tali associazioni hanno infatti firmato un testo nel quale affermano che ciò costituisca una «grave violazione dei diritti fondamentali dei palestinesi, compreso il loro diritto alla libertà di espressione ed alla libertà di associazione e riunione online», e che «Facebook (di cui fa parte Instagram) e Twitter si erano impegnati ad onorarli, in conformità con i Principi guida delle Nazioni Unite riguardanti le imprese ed i diritti umani». Inoltre, sulla base di ciò la coalizione chiede a tali piattaforme di «smettere immediatamente di attuare la censura e ripristinare gli account e il contenuto delle voci palestinesi», nonché di «avviare un’indagine sulle rimozioni degli account e dei post relativi a Sheikh Jarrah e condividere le ragioni alla base delle stesse in modo trasparente e pubblico».
Non si tratta comunque della prima volta che sui social network si verificano casi di censura nei confronti di post in favore dei palestinesi. A tal proposito 7amleh, una delle Ong firmatarie del testo, già nel 2020 aveva pubblicato un rapporto in cui venivano denunciati gli sforzi sistematici atti a rimuovere tali contenuti dai social, mentre nel 2018 ne aveva redatto un altro incentrato sulla discriminazione attuata da Facebook nell’ambito della moderazione dei contenuti palestinesi.
[di Raffaele De Luca]
A me censurano e rimuovono video da youtube. Video di Leonardo Facco, Stefano Scoglio, Franco Trinca, Sonia Savioli, Dottor Annese, e altri. Youtube, da luogo di libertà d’espressione e d’opinione, è diventato un organo informativo conforme alla vulgata corrente di potere.
Una ciofeca politicamente e sanitariamente corretta.