Una cricca di imprenditori spregiudicati e faccendieri, gli intrecci tra criminalità organizzata e mondo degli affari, egoismo e disinteresse per l’ambiente, mancanza di controlli e di senso civico. C’è il peggio dell’Italia in questa storia che si snoda tra il Salento e la terra dei fuochi. Seicento tonnellate di rifiuti, inclusi quelli pericolosi e speciali, provenienti dalla Campania e poi stoccati in capannoni posti tra Lecce e Taranto. In alcuni casi addirittura tombati nel sottosuolo, con conseguenze potenzialmente gravissime per la falda, l’ambiente e la salute circostante.
I trasporti e tutta la filiera era completamente in nero, per questo gli inquirenti hanno ribattezzato l’indagine “all black”. I camion trasportavano i rifiuti completamente senza documenti di trasporto, gli stessi documenti intestativi dei mezzi erano falsi, le società coinvolte fittizie, i permessi clonati da quelli di altre imprese.
I rifiuti finivano in qualsiasi posto avesse spazio libero per poterne ospitare: cave dismesse, magazzini, capannoni. «Il gruppo criminoso – ha scritto il gip Alcide Maritati – non disponendo di siti autorizzati per lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti, era altresì collegato ad una rete di persone sparse sui territori delle province salentine che hanno procurato (dietro compenso) la disponibilità di cave, capannoni o aree non altrimenti utilizzate (a volte anche di ignari proprietari) da adibire a discarica abusiva».
Nessun sistema raffinato insomma, ma la brutalità rozza della sopraffazione. Un gioco che è andato avanti neanche poco, visto che la banda – senza mai essere fermata lungo il viaggio che comunque era lungo circa 400 chilometri – è riuscita a trasportare e seppellire 600 tonnellate di immondizia, di cui 142 di rifiuti pericolosi. Le conseguenza per l’ambiente si potranno misurare tra qualche tempo, ma di certo saranno gravi, così come i problemi di salute per chi abita nelle aree circostanti.
Il Nucleo operativo ed ecologico in collaborazione con la guardia di finanza di Taranto ha smantellato il gruppo nella notte. In tredici, all’alba di oggi, sono finiti in arresto: dieci in carcere, gli altri ai domiciliari. L’accusa è quella di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, spesso anche altamente pericolosi per la salute umana, su tutto il territorio nazionale e riciclaggio.
Davvero…..tutti concentrati a coprirsi naso e bocca….il resto passa inosservato. Notizia della stessa portata negli ultimi giorni sui terreni del basso bresciano e mantovano. Tonnellate di fanghi inquinati arati nei campi, l’inchiesta è giunta al termine ora ma sono anni che si spargono fanghi “innocenti” nei campi della pianura padana
L’importante è portare la mascherina…povera costituzione!!!