La tregua militare con Hamas al momento regge, ma la repressione israeliana ai danni dei palestinesi non si ferma ed anzi si intensifica. La polizia ha annunciato l’operazione “legge e ordine” con l’obiettivo di arrestare centinaia di cittadini arabo-israeliani per la loro partecipazione a proteste a Gerusalemme est occupata e nella Striscia di Gaza. Dal 9 maggio sono 1550 i cittadini arabo-israeliani arrestati, secondo una dichiarazione rilasciata domenica 23 maggio dalla polizia israeliana.
Nell’operazione, che consiste in un’ondata di arresti di massa, sono impiegati migliaia di soldati provenienti da tutte le unità delle forze armate israeliane: polizia, guardia di frontiera, servizi segreti e forze in borghese. Questi faranno raid in tutte le città e villaggi in cui abitano un numero consistente di Palestinesi. Si farà irruzione nelle case se necessario, e si condurranno investigazioni, tutto affinché si mandino in galera dei colpevoli. Secondo Al Jazeera, tra gli arrestati ci sono anche persone che hanno svolto attività assolutamente pacifiche, come raccogliere fondi per aiutare i feriti.
Il 6 maggio del 2021 è scoppiata una crisi tra Israele e Palestina nel quartiere Sheikh Jarrah, situato a Gerusalemme Est e abitato principalmente da palestinesi. Per 15 giorni, fino al cessate il fuoco del 21 maggio, ci sono stati scontri molto violenti che, per quanto provenienti da entrambe le parti, hanno asimmetricamente colpito la popolazione palestinese. L’esercito israeliano spicca per modernità, grandezza e mezzi tecnologici all’avanguardia, mentre la Palestina dispone di forze piuttosto esigue. Oltretutto, nonostante la causa palestinese sia riconosciuta dalla comunità internazionale, i media non hanno realmente condannato la brutalità dell’esercito israeliano. Gli scontri si sono conclusi con 12 civili e 1 soldato israeliani uccisi da una parte e 275 militanti e civili palestinesi uccisi dall’altra. I feriti, tra i palestinesi, sono più di 2000.
In questo contesto piuttosto teso si inserisce l’operazione “legge e ordine”, il cui scopo è riprendere il controllo della situazione e creare un clima intimidatorio. L’operazione intende punire i palestinesi che hanno sostenuto Gaza, ma non intende fare giustizia tra gli israeliani: si tratta, ancora una volta, di un approccio pesantemente asimmetrico.
[di Anita Ishaq]