Dopo un decennio di lotte, i popoli indigeni possono dire di aver vinto una importante battaglia sul fronte ecologico: l’oleodotto Keystone XL non si farà più. La società che si occupava della costruzione dell’oleodotto, la TC Energy, ha comunicato che non andrà più avanti con il progetto che, ormai, può dirsi fallito. L’oleodotto, che avrebbe trasportato sabbie bituminose sporche attraverso 1.700 miglia dall’Alberta, in Canada, alle raffinerie della costa del Golfo del Texas, era stato bloccato dall’amministrazione Biden nel gennaio di quest’anno. Tuttavia, questo annuncio di TC Energy è l’ultimo chiodo nella bara per l’oleodotto e una straordinaria vittoria per le comunità che hanno combattuto per quasi un decennio.
David Turnbull, Direttore delle comunicazioni strategiche di Oil Change International, ha affermato: «Questo progetto viene finalmente abbandonato grazie a più di un decennio di resistenza da parte di comunità indigene, proprietari terrieri, agricoltori, allevatori e attivisti per il clima lungo il suo percorso e in tutto il mondo. Questa è una vittoria per il movimento per la giustizia climatica e una conferma che Big Oil non è all’altezza del potere delle persone. La cancellazione di Keystone XL ci ricorda che questo progetto non è mai stato necessario all’interesse pubblico».
La costruzione dell’oleodotto era iniziata l’anno scorso quando l’ex Presidente Donald Trump ha rilanciato il progetto a lungo ritardato dopo che si era bloccato sotto l’amministrazione Obama. Keystone XL avrebbe trasportato fino a 830.000 barili (35 milioni di galloni) di greggio al giorno, collegandosi in Nebraska ad altri oleodotti che alimentano raffinerie di petrolio sulla costa del Golfo degli Stati Uniti. Al suo insediamento, Biden ha annullato il permesso di attraversamento delle frontiere tra il Canada e gli USA. I funzionari dell’Alberta, da cui l’oleodotto aveva origine, nelle ultime settimane hanno espresso grande frustrazione per il fatto che il Primo Ministro canadese, Justin Trudeau, non stesse spingendo Biden a valutare nuovamente di concedere il permesso e procedere con la costruzione della linea di trasporto del greggio. Lo Stato dell’Alberta ha investito più di 1 miliardo sull’avvio dell’opera che si era arenata grazie alla decisa opposizione da parte delle tribù di nativi americani dislocate lungo il percorso di Keystone XL.
Questa grande vittoria fa ben sperare e fornisce coraggio per le altre lotte attualmente in corso come quella portata avanti contro la Line 3, in Minnesota, oppure per coloro che si oppongono ormai da diversi anni al Dakota Access Pipe Line (DAPL) che si sarebbe intersecato, insieme a Keystone XL, nella maxi rete di oleodotti che attraversa gli Stati Uniti.
[di Michele Manfrin]