L’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) ha pubblicato una mappa sulla qualità dell’aria delle aree urbane europee. Le città (con almeno 50.000 abitanti) sono classificate dalla più pulita alla più inquinata sulla base dei livelli medi di particolato fine (PM2,5) degli ultimi due anni. Nel biennio 2019-2020 le tre città europee con la migliore qualità dell’aria sono state Umeå (Svezia), Tampere (Finlandia) e Funchal (Portogallo), mentre le tre più inquinate sono state Nowy Sacz (Polonia), Cremona (Italia) e Slavonski Brod (Croazia).
Delle 323 città che figurano nella mappa, 127 hanno una qualità dell’aria classificata come buona, rispetto ai parametri indicati dall’OMS, ovvero, al di sotto dei 10 microgrammi per metro cubo d’aria (10 μg/m3). Come possiamo vedere dalla mappa e dai dati forniti, una sfilza di città italiane e polacche figurano ai gradini più bassi della classifica sulla qualità dell’aria. La Polonia presenta diverse città sparse sul proprio territorio a causa del massiccio utilizzo dell’energia derivante dall’utilizzo del carbone. L’Italia, invece, concentra al nord la maggior parte delle città con l’aria più inquinata da particolato.
Cremona, la penultima in Europa (322°), sfiora i 26 μg/m3 di PM2,5. Le altre città italiane che risultano maggiormente inquinate a livello atmosferico sono: Vicenza (320°) 25,6 μg/m3; Brescia (315°) 24 μg/m3; Pavia (314°) 22,9 μg/m3; Venezia (311°) 22,4 μg/m3; Piacenza (307°) 20,8 μg/m3; Bergamo (306°) 20,6 μg/m3; Treviso (304°) 20,3 μg/m3; Milano (303°) 20,1 μg/m3. Il motivo della concentrazione di PM2,5 nell’aria delle aree urbane del Nord Italia, sembrerebbe essere la massiccia presenza dell’industria in una zona quasi circondata da montagne che non ne permettono la dispersione del particolato fine.
Le tre città italiane con la qualità dell’aria migliore sono Sassari (14°) con 5,8 μg/m3, seguita da Genova (26°) con 7,1 μg/m3 e Livorno (64°) con 8,8 μg/m3.
Il PM2,5 è l’inquinante atmosferico con la maggiore incidenza sulla salute dei cittadini in termini di morti e malattie, causando malattie cardiovascolari e respiratorie. L’ultima valutazione annuale effettuata dall’AEA ha riscontrato che nel 2018 l’esposizione al PM2,5 ha causato 379.000 morti in 41 paesi europei.
[di Michele Manfrin]
L’anno scorso, quando è cominciato sto macello, nessuno nei media mainstream si è mai chiesto se ci fosse un legame tra inquinamento e covid, malattia (guarda caso) respiratoria.
Confrontando le mappe dei primi contagi con quelle dell’inquinamento, sembravano sovrapporsi. Chissá? Magari la scarsa qualità dell’aria ha contribuito negli anni a indebolire il sistema respiratorio di chi vive in queste zone?
Allora adesso è più caro, per il covid ci rintano in casa, senza una motivazione sia etica che scientifica, ma per l’inquinamento va bene se muori, non possono lucrare su un vaccino anti pm2,5