Il Consiglio di Stato ha annullato la sentenza con la quale il 15 febbraio scorso il Tar di Lecce aveva imposto la chiusura di sei degli impianti produttivi. L’acciaieria di Taranto, potrà quindi continuare la produzione. Il Tar di Lecce ne aveva imposto il fermo a causa della «Situazione di grave pericolo per la salute dei cittadini» sottolineando che a causa degli impianti vecchi c’è il «rischio che si ripetano fenomeni inquinanti». Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dall’azienda. motivando nella sentenza che «L’istruttoria procedimentale e quella processuale non evidenziano un pericolo ‘ulteriore’ rispetto a quello ordinariamente collegato allo svolgimento dell’attività produttiva dello stabilimento industriale e gestito attraverso la disciplina dell’Autorizzazione Integrata Ambientale». A Tarando, insomma, per il Consiglio di Stato è tutto nella norma, inclusi fumi nocivi e tumori fuori controllo.
Era stato lo stesso Governo italiano a scendere in campo appoggiando il ricorso dell’azienda, con il Ministro Cingolani (proprio quello che secondo l’incarico ricevuto si occupa della “transizione ecologica”) che aveva parlato di «sentenza superficiale ed ideologica».
A Taranto è stata registrata una mortalità in eccesso rispetto alla media nazionale. A confermarlo anche il quinto report dello Studio Epidemiologico Sentieri. Aumento dei casi di tumore al polmone, mesotelioma della pleura e diverse malattie dell’apparato respiratorio, queste alcune delle patologie legate all’inquinamento atmosferico prodotto dall’insediamento siderurgico. Si tratta di studi che hanno influenzato anche la giurisprudenza, visto che all’inizio di quest’anno la magistratura ha per la prima volta stabilito il nesso diretto tra l’inquinamento ambientale prodotto dalla fabbrica e la morte di un cittadino, ovvero il piccolo Lorenzo Zanatta, avvenuta nel 2014. Insomma, le evidenze che la produzione di acciaio produca danni evidenti sulla salute non solo dei lavoratori, ma della popolazione tarantina in genere, sono provate. Ad essere ideologica, viene il dubbio, è più che altro la determinazione del Governo a voler continuare la produzione ad ogni costo.