In Israele, il Ministero della Salute ha comunicato alcuni dati dai quali si apprende che il vaccino Pfizer, con cui sono stati immunizzati in massa i cittadini, sia molto meno efficace nel prevenire la diffusione dei nuovi ceppi di Covid-19. Nello specifico, in seguito all’abolizione delle restrizioni nel mese di giugno ed alla circolazione della variante Delta, a cui sono stati attribuiti in Israele il 90% dei nuovi casi nelle ultime due settimane, l’efficacia del siero è scesa al 64%: precisamente, mentre a maggio essa era del 94,3%, a partire dal 6 giugno (cinque giorni dopo che il governo aveva cancellato le restrizioni) si è verificata questa riduzione dell’efficacia del 30%. Inoltre, un’analoga diminuzione dell’efficacia è stata registrata anche in termini di insorgenza dei sintomi della malattia, sebbene si tratti di quelli lievi.
A tal proposito, infatti, i dati sottolineano che l’utilità del vaccino per ciò che concerne la protezione contro la malattia grave ed il ricovero sia ancora piuttosto elevata. L’efficacia infatti si mantiene superiore al 90%, tuttavia anche in questo caso è stata comunque registrata una leggera riduzione: tra il 2 maggio e il 5 giugno essa era del 98,2%, mentre dal 6 giugno al 3 luglio la percentuale è scesa al 93%.
A confermare tutto ciò, poi, vi sono i dati sull’andamento dei casi, secondo cui molti dei contagiati si sono sottoposti al siero: venerdì scorso in Israele le persone vaccinate rappresentavano infatti il 55% dei nuovi contagi. D’altro canto, appunto a sostegno della attuale efficacia del siero nel prevenire l’ospedalizzazione, vi è il fatto che il tasso dei ricoverati in condizioni critiche stia crescendo in maniera lenta e moderata.
Ad ogni modo, a causa di questa situazione il governo non solo recentemente ha reintrodotto l’obbligo di indossare la mascherina al chiuso, ma sta anche prendendo in considerazione l’ipotesi di adottare ulteriori misure di distanziamento nonché di raccomandare una terza dose di vaccino. A tal proposito, va infatti ricordato che già il 57,2% degli israeliani ha completato il ciclo di vaccinazione.
Detto ciò, ad essere preoccupato per quello che si sta verificando in Israele è anche Yaniv Erlich, scienziato israeliano-americano nonché Professore Associato di Informatica presso la Columbia University, il quale ha affermato che i dati abbiano «importanti implicazioni per l’immunità di gregge» e che «il virus possa evolversi ancora negli individui vaccinati».
Infine, va ricordato che non si tratta comunque della prima volta che i vaccini anti Covid si rivelano essere non totalmente efficaci nei confronti della variante Delta. Basterà ricordare che nel Regno Unito (altro paese con un alto tasso di vaccinazione), precisamente in Inghilterra, dai dati diffusi nelle scorse settimane da Public Health England (Phs) si è appreso che 12 persone morte a causa di questa variante avevano ricevuto la doppia dose di vaccino da almeno 14 giorni. Inoltre, nel Regno Unito i contagi sono in aumento nonostante, appunto, i tanti sieri somministrati.
[di Raffaele De Luca]