Il 4 agosto scorso a 422 lavoratori della sede fiorentina della multinazionale inglese GKN è stato preannunciato il licenziamento via mail. Il governo italiano per cercare di convincere l’azienda a ripensarci ha proposto di convertire i licenziamenti in 13 settimane di cassa integrazione, totalmente a carico dello stato, nella speranza di ottenere il tempo necessario a trovare una soluzione. I dirigenti dell’azienda che produce componenti per auto e per il settore aeronautico reagirono chiedendo «qualche ora di tempo» per pensare alla proposta: da allora è passato quasi un mese e al ministero del Lavoro non è arrivata nessuna risposta. Nel frattempo la clessidra scorre e il termine di legge dei 75 giorni dal preavviso, alla scadenza dei quali l’azienda potrà procedere ai licenziamenti veri e propri si avvicina sempre più.
Uno stallo al quale i lavoratori si stanno opponendo con forza. Dietro lo striscione “Insorgiamo” hanno affollato le strade di Firenze in più occasioni, con cortei di protesta partecipati da oltre mille persone. Hanno occupato la fabbrica. Hanno inoltre aperto una “cassa di resistenza” per raccogliere fondi utili alle spese legali e aiutare le famiglie degli operai in difficoltà, scegliendo di aprirlo in una filiale di Banca Etica, perché unica banca che «non ha nessun tipo di legame con il fondo finanziario che ci ha chiusi, né con altri strumenti della grande finanza». Hanno lanciato una pagina social che conta già oltre settemila iscritti e organizzato un concerto che il 28 agosto ha portato migliaia di persone direttamente davanti ai cancelli della fabbrica. L’obiettivo è quello di far pressione sulle istituzioni affinché cerchino di fare qualcosa.
Per il governo Draghi il termine di convitato di pietra è infatti quanto mai appropriato alla situazione. Nessuna azione è stata intrapresa per ottenere dai dirigenti della multinazionale quantomeno una risposta alla proposta di trasformare i licenziamenti in provvedimenti di cassa integrazione, nonostante l’operazione fosse a costo zero per l’azienda. Un comportamento perfettamente in linea con quanto esplicato direttamente dal presidente del Consiglio con lo slogan «proteggere i lavoratori e non i posti di lavoro». Soluzione che per ora si sta avverando solo nella sua seconda parte, ovvero lasciare licenziare i lavoratori, senza che per questi siano state messe in campo nuove protezioni.
Ma non è tutto. Lo stato italiano ha infatti legami economici stretti con la stessa azienda. La GKN infatti ha in essere una compartecipazione con Leonardo Spa (azienda della quale possiede il pacchetto di maggioranza azionario il Ministero dell’Economia e delle Finanze, quindi di fatto il governo italiano) per una fornitura di 21 elicotteri alla Marina tedesca. Un affare da 2,7 miliardi di euro. Una situazione che i lavoratori hanno denunciato, chiedendo al governo di smarcarsi dalla multinazionale britannica. Anche su questo caso, ovviamente, da palazzo Chigi per ora non arriva nemmeno un sussurro. Per ora il caso della GKN rimane niente più di uno tra 87 altri: tante sono infatti le crisi aziendali attualmente sul tavolo del ministero del Lavoro dopo che il governo ha deciso di non rinnovare il blocco sui licenziamenti.
Ministero del lavoro. Dove c’è un ministro per il quale il lavoro deve essere un’entità metafisica.
mistero del lavoro