Di colpo, tutele e diritti di chi naviga online in Australia sono stati annichiliti, almeno per quanto concerne coloro che sono indagati dalla polizia. Il 25 agosto è infatti passata anche al parlamento federale la riforma Surveillance Legislation Amendment, nota anche come “identificare e distruggere”.
Un soprannome che è certamente pittoresco, ma tutt’altro che distante dalla realtà. Nell’estremo tentativo di combattere i crimini digitali e di affrontare le insidie del dark web, le autorità del luogo si sono ritagliate diritti di controllo e manipolazione assolutamente degni di nota. Nello specifico, i poteri delle forze dell’ordine sono stati estesi attraverso tre nuove tipologie di mandato, i quali concedono rispettivamente di modificare/cancellare i dati digitali dei sospetti, di infiltrarsi nei network adoperati dai presunti criminali e, dulcis in fundo, di prendere il controllo degli account online di coloro che sono sotto indagine.
Le novità andranno ad agevolare il lavoro della Australian Federal Police (AFP) e della Australian Criminal Intelligence Commissioner (ACIC), con la Ministra degli Affari Interni Karen Andrews che non manca di sottolineare come questa evoluzione giuridica sia un grande passo avanti nel contrastare il mercato della droga e quello della pedopornografia. Innegabile che un simile potere possa aiutare, ma a quale costo?
Diverse organizzazioni per i diritti fanno notare che il Governo di Canberra non abbia debitamente tenuto conto delle raccomandazioni fornite dalla Parliamentary Joint Committee on Intelligence and Security (PJCIS), ovvero che si sia ritagliata significative possibilità di manovra senza assicurarsi di tutelare la privacy dei cittadini. A ben vedere, infatti, questa soluzione non permette solamente di infiltrarsi nelle vite digitali di persone che non sono ancora state giudicate colpevoli di alcun crimine, ma va anche a intaccare quella di tutti coloro che quelle persone le incrociano sulla Rete. Una situazione preoccupante a cui si aggiunge il fatto che chi si rifiuterà di cedere il controllo dei propri account alla polizia rischierà fino a dieci anni di carcere.
Ci sono preoccupazioni anche sull’eventuale gestione delle intercettazioni a giornalisti e informatori, elementi umani che dovrebbero essere in qualche modo tutelati dagli effetti della nuova legge, ma il cui effettivo destino è adombrato da una serie di ambigui cavilli. Prima di diventare effettivo, l’emendamento deve ora ricevere l’assenso reale, quindi entrerà in azione per cinque anni, ovvero il lasso di tempo che il Governo australiano si ritaglia per giudicare le qualità e i difetti di simili modifiche di legge.
[di Walter Ferri]
incredibile che una nazione all’ avanguardia come l’ australia sia precipitatata nella paura del kovid e voglia mettere queste limitazioni della libertà qualcuno me lo sa spiegare’?
Liberalismo di stampo anglosassone.
‘Na ciofeca.
Alla prova dei fatti si rivelano degli statalisti fasciocomunisti.
Incredibile!!!!!Stiamo entrando in “Minority Report”. La realtà supera la fantascienza!!!