Ci risiamo. Nonostante le belle parole, la transizione energetica italiana non ne vuole sapere di lasciarsi il gas naturale alle spalle. Il Ministro Roberto Cingolani, di concerto con il Ministro della Cultura, ha infatti approvato un progetto di modifica della centrale termoelettrica A2A-Energie future di Monfalcone (GO). Nel documento si esprime parere positivo di compatibilità ambientale, ma le associazioni ambientaliste già da tempo evidenziano le criticità di tale progetto. Dagli attuali 330 MW si passerà a una potenza complessiva di 860 MW, articolata in un impianto base a turbogas a cui si affianca un generatore di vapore a recupero che alimenta una turbina. Per la centrale friulana, quantomeno si potrebbe trattare di un passo avanti rispetto al carbone finora utilizzato come fonte energetica principale. Tuttavia, valutazioni indipendenti da parte dell’Associazione “Eugenio Rosmann” sottolineano come le cose non cambiarebbero affatto.
«La CO2 – scrivono in un comunicato – si ridurrà dalle attuali 2.400.738 tonnellate annue (t/a) a 2.362.726 t/a, con ben poco beneficio ambientale complessivo, pur tenendo conto dell’aumento di produzione energetica». Inoltre, considerando l’estrema vicinanza della centrale al centro abitato, il dato più preoccupante riguarda l’emissione di ammoniaca (NH3): «45 t/a che saliranno a 108 t/a nel ciclo combinato e a 95 t/a nel mix ciclo aperto/combinato». L’ammoniaca che è un cosiddetto inquinante primario, già di per sé tossico, si fa poi da precursore nella formazione di particolato fine con dirette conseguenze sulla salute pubblica. Eppure, nel testo ministeriale si legge che «le azioni di rigenerazione ecologica porteranno forti benefici alla popolazione nonché – in relazione ai limitrofi siti protetti Natura 2000 – alle altre specie». Ma anche in quest’ultimo caso gli ambientalisti fanno notare carenze e possibili rischi. «Riguardo al metanodotto di collegamento, per quanto riguarda l’attraversamento del canneto in cui è nota una stazione del grillo endemico in pericolo di estinzione Zeuneriana marmorata, preoccupa l’incidenza sulla specie e sugli habitat di interesse sia nella fase di cantiere e sia per la possibilità di alterazione del reticolo idrografico sotterraneo superficiale dato dalla messa in posa delle tubazioni».
Inutile dire che – riguardo a tutti questi dubbi espressi dall’Associazione – le risposte della multinazionale A2A fanno invece sembrare il progetto rose e fiori. Ma anche fosse – come dicono – che in realtà le emissioni di carbonio si ridurranno, così come l’impatto ambientale e paesaggistico, il gas, comunque, non è la soluzione alla crisi climatica, nemmeno in un’ottica di transizione. Presto o tardi anche questo andrà abbandonato, quindi, perché perdere del tempo che – come ci ricordano fino alla nausea gli esperti climatici – non abbiamo più?
[di Simone Valeri]