Basma Mostafa, la giornalista che svelò i depistaggi creati dal governo egiziano sull’indagine di omicidio del reporter italiano Giulio Regeni, era sparita sabato mattina senza lasciare tracce fino a domenica, giorno in cui un tribunale del Cairo le ha convalidato l’arresto. L’accusa è di divulgare notizie false ed essere parte di un gruppo terroristico, inoltre è la 27esima reporter rinchiusa nelle carceri egiziane.
La sicurezza nazionale egiziana non è nuova a questo genere di intervento: fermare, sequestrare e arrestare giornalisti, blogger con la colpa di fare solo il proprio lavoro. Lavoro particolarmente indigesto al regime Abdel Fattah al-Sisi che detiene il triste record di 65.000 prigionieri politici. Bosma al momento dell’ultimo contatto telefonico con il marito, si trovava nella città dei faraoni a Luxor 700km a sud del Cairo, luogo in cui si erano svolte decine di grandi proteste a seguito dei fatti del 20 settembre, giorno in cui in tutto il paese sono scoppiate rivolte spontanee contro il regime militare ormai in vigore da 6 anni. “Poco fa sono stata fermata da un poliziotto, ha voluto vedere i miei documenti, ha fatto delle domande, poi mi ha lasciato andare, però continua a seguirmi” queste sono le ultime parole della giornalista dette al marito Karim Abdelrady.