lunedì 22 Luglio 2024

Non li legge più nessuno: la crisi senza fine dei giornali italiani

Sempre meno lettori, sempre più anziani: questo il quadro desolante dei quotidiani italiani. Un calo in atto da tempo, ma che negli ultimi mesi è diventato un crollo verticale: secondo gli ultimi dati Audipress solo nell’ultimo trimestre i giornali hanno perso complessivamente 227 mila lettori. Se si osserva lo scenario nel lungo periodo la situazione è ancora peggiore. Dal 2014 al 2021 i lettori dei quotidiani nel giorno medio sono calati del 40,81%: da 19 milioni e 351 mila al giorno a 11 milioni e 453 mila: fanno quasi 7,9 milioni di lettori in meno. Un dato desolante al quale si deve aggiungere il fatto che, nello stesso periodo, sono più che dimezzati i lettori di età inferiore ai 34 anni, ormai appena un quinto del totale. Altro indicatore che di certo non consente di immaginare un futuro roseo per la stampa italiana.

L’Audipress nel comunicato che accompagna i dati prova a correggere il tiro tratteggiando risultati per le copie digitali dei quotidiani che a prima vista sembrano molto positivi: sottolineando come dal 2014 al 2021 i lettori delle repliche digitali dei quotidiani siano moltiplicati passando da 587 mila a 1,48 milioni. Un aumento che però non basta certo a bloccare l’emorragia complessiva.

La realtà è che quasi tutti i giornali italiani versano una crisi economica endemica e gravissima. Fossero normali imprese avrebbero chiuso i battenti da un pezzo, eppure sono ancora li. Come? Semplice: per alcuni di questi esiste la manna del finanziamento pubblico (anche se sono sempre meno quelli che lo percepiscono) per altri esistono editori disposti a perderci anche molti soldi. I tre principali magnati della stampa quotidiana in Italia: Elkann (Repubblica, La Stampa ed altri 15 quotidiani), Caltagirone (Leggo, Il Messaggero, Il Mattino, ed altri) e Angelucci (Libero, Il Tempo, ed altri) perdono montagne di quattrini con i giornali. Evidentemente, anche se la gente comune ormai neppure li sfoglia al bar, possedere i quotidiani continua ad essere percepito da alcuni imprenditori un ottimo modo per influenzare la politica. A questo punto non dovrebbe sorprendere più di tanto apprendere un ultimo dato: in Italia solo il 27% dei cittadini ritiene i media mainstream una fonte di informazione affidabile.

 

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5 Commenti

  1. Se è vero che la qualità del prodotto incide sulle vendite, occorre ricordare che vi è una tendenza generale (e direi generazionale, senza offesa per i più giovani) a leggere di meno, come dimostrano non solo la crisi di altri settori editoriali, ma anche analisi statistiche. I dati sull’analfabetismo funzionale (l’incapacità di comprendere un testo scritto, specialmente di una certa complessità) in Italia sono deprimenti. Tutto va a beneficio della televisione? Non credo. O non solo. Ci stiamo abituando a essere esposti a una sovraproduzione di informazioni che difficilmente riusciamo a “metabolizzare” e a “fare nostre”. Insomma, sarebbe un discorso veramente lungo…

  2. Dalla qualità, sincerità, deontologia, dimostrata da questi “professionisti del mainstream“….
    Sinceramente, a me, sembra una buona notizia.

  3. Tante le ragioni di questo declino. Non ultime la bassissima qualità professionale e la disonestà intellettuale dei giornalisti.

  4. beh grazie, con tutto il terrorismo psicologico che hanno messo… avete però dimenticato di citare una cosa: è vero che tutti gli altri stanno perdendo lettori, ma voi, avete toccato le 500.000/600.000 lo scorso mese, e dunque, sembra siate fra i pochissimi a salire. Poi magari anche altri tipo ByoBlu crescono, ma il mainstream in generale, come già detto da voi, sta perdendo un bel pò. Forza l’Indipendente! 🙂

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