mercoledì 27 Novembre 2024

Ddl concorrenza: Draghi ora va all’attacco dei servizi pubblici locali

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il 4 novembre il Disegno di legge per il mercato e la concorrenza 2021, che rientra tra gli obiettivi individuati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).  Uno dei punti chiave di questo Ddl è la privatizzazione della globalità dei servizi pubblici locali (art. 6). Si tratta della conferma della priorità che questo Governo assegna a liberalizzazione e interessi di mercato, piuttosto che all’efficienza dei servizi e alla garanzia della tutela dei diritti dei cittadini. La legge andrà infatti a mettere nelle mani dello Stato tutti i servizi pubblici normalmente gestiti dai Comuni, affinché diventino strumenti di competizione sul mercato.

La finalità, stando al testo del Ddl, è quella di “promuovere lo sviluppo della concorrenza e l’accesso ai mercati (…) e contribuire al rafforzamento della giustizia sociale, migliorare la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici e potenziare la tutela dell’ambiente e il diritto alla salute dei cittadini”. Suona ironica questa affermazione dopo due anni di pandemia che hanno reso evidente come la corsa al neoliberismo e alle privatizzazioni(da sempre applicate invocando l’ideologia dell’efficentismo e della concorrenza) abbia comportato un enorme danno per la popolazione, definendo criteri discriminatori per l’accesso alle cure e ai servizi.

Il governo di Draghi, invece, procede sulla linea degli investimenti finanziari e della promozione del libero mercato come supposto strumento di eguaglianza tra le parti. Il Ddl prevede la gestione della globalità dei “servizi pubblici locali” (non vengono effettuate differenziazioni di sorta) come competenza esclusiva dello Stato. Un affidatario si occuperà di redigere una relazione annuale circa la qualità del servizio e gli investimenti effettuati. Gli enti locali che vogliano gestire in proprio un servizio dovranno produrre “una motivazione anticipata e qualificata (…) del mancato ricorso al mercato” e sottoporsi a una “revisione periodica” per “giustificare le ragioni del mantenimento dell’autoproduzione”. La mancata presenza sul mercato è insomma vista come un’anomalia da giustificare periodicamente: lo snaturamento del servizio pubblico in quanto tale viene così sancito una volta per tutte.

Per assicurare “un’adeguata valorizzazione della proprietà pubblica” il governo, oltre a privatizzare la gestione dei servizi, si occuperà anche di rivedere “i regimi di proprietà e gestione delle reti, degli impegni e delle altre dotazioni, nonché della gestione dei beni in caso di subentro”.

L’art. 6 è passato inosservato sui canali di comunicazione mainstream: a catturare l’attenzione sono state, ancora una volta, le schermaglie politiche, mentre si è tralasciato di trattare un provvedimento di importanza sostanziale. Allo stesso modo un altro fatto sta passando inosservato, di uguale gravità. Lo ha denunciato questa mattina Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera della Lega, a Radio 24: «Il ruolo del Parlamento da quando c’è il governo Draghi dire che è compresso è un eufemismo. Il Senato può discutere temi marginali che non sono nell’agenda del governo come il DDL Zan, ma tutto quello che viene dal governo arriva praticamente blindato […] Siamo entrati in un governo d’emergenza che agisce con una procedura di emergenza, ma questa non può diventare la normalità, sappiamo che anche con la legge di bilancio sarà così».

Come abbiamo già spiegato in questo articolo, il premier Draghi ha fatto spesso ricorso alla fiducia da quando è in carica, arrivando a programmare cinque voti blindati in sole 48 ore. Non si tratta del primo premier a ricorrere a tale strumento, ma sono iniziative che portano a sollevare domande su quanto la democrazia parlamentare sia ancora un valore centrale nel governo del nostro Paese.

[di Valeria Casolaro]

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3 Commenti

  1. Tutto ciò che è di interesse pubblico dovrebbe essere basato sul concetto di collaborazione piuttosto che sul concetto di concorrenza.

    La concorrenza è lo strumento che porta alla dispersione di energie e ricchezza per fare combattere fra loro i componenti della società uno contro l’altro e ottenere la scarsità del prodotto che potranno adoperare solo in pochi.

    Finché le persone rimarranno in quest’ottica nulla potrà essere cambiato. E’ necessario riappropriarsi degli ideali. Comprendere che lo scopo di ogni membro dell’umanità è quello di essere felice nel qui e ora; La felicità non la si ottiene attraverso consumare beni o servizi ma vivendo in armonia con chi è al nostro fianco. Se chi mi è vicino vive serenamente anche io potrò essere sereno.

    Quindi mettersi a disposizione degli altri reciprocamente, ognuno con le proprie attitudini e passioni, alleggerisce la vita di tutti e trasforma il mondo. La felicità la si ottiene inoltre quando l’ideale ritorna a farci da guida. Cioè quando siamo virtuosi, come ci raccontavano i filosofi greci e il latino Seneca, in quanto trattiamo l’amore in se come un bene così fulgido che non può essere scambiato perché esula dal mondo commerciale e non ha un valore di scambio. Il liberismo finanziario si è proprio dimenticato di questo paradigma e tutta l’economia che conosciamo non tratta questo assoluto.

    Gestire servizi pubblici come la sanità o i trasporti che sono un bene per l’intera comunità (il NOI) significa proprio fare in modo che non si possano mercificare ma mirino all’amore collettivo per eccellenza.

    E’ ovvio che chi gestisce il bene pubblico non debba sprecare risorse e le debba utilizzarle con oculatezza. Per fare ciò si deve quindi responsabilizzare ognuno che nel pubblico opera per fare in modo che ciò che fa sia premiato con un “grazie” in funzione del bene che ha prodotto per l’intera società. il grazie può essere una moneta?

    Grazie = Moneta = Valore. Ciò può avvenire se riusciamo a fare in modo che questa moneta sia decentralizzata e prodotta da ognuno di noi che si mette a disposizione degli altri e offre qualcosa per gli altri.

    Capovolgere la prospettiva; è ognuno di noi a produrre la moneta in quanto produttori di informazioni (anche creare un tavolo con le proprie mani e gli strumenti del falegname è in fin dei conti il risultato di una informazione che abbiamo accumulato in noi e ci è stata tramandata) Quindi l’informazione può essere presa a metro e strumento in cui ogni uomo sulla terra partecipa a tutti i livelli alla creazione della felicità altrui.

    Dove viene interrotto il ciclo economico dell’informazione? Proprio nella rete internet perché ci sono soggetti che si sono arrogati il diritto di rendere schiavi altri soggetti e si appropriano del loro valore, le loro informazioni che sono mercificate a vantaggio di pochi!

    Il discorso è molto complesso e lungo. Ma vi basti questa considerazione, il pubblico siamo tutti noi, e se siamo noi ad aver la potenzialità di produrre la moneta siamo di nuovo il noi collettivo a poter interagire con chi gestisce la cosa pubblica. La cosa importante è fare in modo che la generazione della “moneta del grazie” non possa essere centralizzata e quindi assoggettata a fini eterogenei rispetto a quelli del bene pubblico.

    La tecnologia per fare ciò esiste già ora e può essere utilizzata in questo senso e migliorata collaborando. E’ l’uomo che immette nella tecnologia l’etica. La tecnologia (a qualsiasi livello) può essere utilizzata sia per fare del bene, sia per fare del male. E’ il nostro libero arbitrio, a cui mai abdicheremo, che ci permette di vibrare verso frequenze basse o muoverci verso l’alto. Le due facce della stessa vibrazione che nell’infinito chiudono il cerchio.

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