Dall’inizio dei lavori per il TAV Torino-Lione (nel 2014), al dicembre 2018, sono fuoriusciti dall’area del cantiere 9 milioni m³ di acqua, per una media annua di 1,85 milioni m³) a causa dei lavori di costruzione. Una quantità d’acqua che sarebbe sufficiente per i consumi di ben 23.000 cittadini italiani (considerando i dati Istat sul consumo pro capite). È quanto calcolato in base al Bilancio ambientale del cunicolo esplorativo de La Maddalena, predisposto da TELT sas, l’azienda che si occupa della realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione).
Non utilizzabile per scopi di cantiere, l’acqua che esce dal depuratore a valle del cunicolo finisce quindi nel fiume piemontese Dora Riparia, dando vita a un significativo dispendio energetico e non solo. Depurare e raffreddare l’acqua prima che venga immessa nel fiume (come previsto dalla legge così da non alterarne il normale equilibrio) costa energia ed emette inquinanti. L’impatto sulla risorsa idrica è reale, vista l’alterazione del naturale ciclo che questa dovrebbe compiere. Ruscelli stagionali, pozze, sorgenti cancerizzanti, stagni, torbiere d’alta quota possono essere compromessi con ripercussioni su flora e fauna e sui pascoli, ma anche borgate e rifugi rischiano di non avere più risorse idriche – sostituibili, sì, ma con ingenti costi tanto economici quanto ambientali -. E se i rischi sopraelencati sono vividi già solo con degli interventi “insignificanti” (se paragonati all’opera completa da effettuare), è necessario riconsiderare il progetto intero, come indicano gli ormai trenta anni di proteste (speso represse in malo modo) in Val di Susa.
Da considerare poi che la galleria attualmente utilizzata per i lavori è una galleria geognostica (ovvero di test) e quindi meno lunga e profonda di quella principale ancora da costruire, che misurerà ben 57 km. Plausibile quindi che le perdite diverranno proporzionalmente maggiori. La stessa TELT, infatti, valuta perdite d’acqua tra i 60 e i 120 m³ l’anno, equivalente al fabbisogno di, rispettivamente 750.000 e 1.500.000 di persone. I rischi relativi a lavori tanto impattanti a livello territoriale erano già stati previsti dall’inizio del progetto, comunque approvato dalle autorità competenti. Anzi, nonostante una chiara e progressiva, dimostrativamente rischiosa ripercussione sul territorio, il Governo Draghi ha, quest’anno, sbloccato i lavori in Val di Susa mentre in estate sono stati aggiunti tre miliardi di euro per la prosecuzione del TAV Torino-Lione.
[di Francesca Naima]