Nella relazione finale della Commissione parlamentare d’inchiesta incaricata dell’indagine sulla morte di Giulio Regeni la mancata collaborazione egiziana viene identificata come un’ammissione di colpevolezza. I continui depistaggi, le menzogne rilevate e la “fuga dal processo” costituirebbero infatti la prova del coinvolgimento del regime di al Sisi, che avrebbe utilizzato il processo per “recuperare il precedente livello delle relazioni bilaterali” e non per “assicurare alla giustizia gli assassini di Giulio Regeni”, i quali si trovano al Cairo “probabilmente all’interno delle istituzioni”. La Commissione chiede ora al governo Draghi di compiere un passo decisivo con una legge specifica che permetta di processarne i colpevoli, a prescindere dall’ostruzionismo egiziano.