venerdì 22 Novembre 2024

L’Algeria condanna la multinazionale italiana del gas Saipem

Saipem, società italiana che si occupa di prestare servizi nel settore dell’energia e delle infrastrutture, è stata condannata in primo grado dal Tribunale di Algeri, la capitale dell’Algeria, il quale si è pronunciato ieri nell’ambito del procedimento penale in corso dal 2019 nel Paese avente ad oggetto, tra l’altro, le modalità di assegnazione nel 2008 del “GNL3 Arzew”, un progetto relativo alla liquefazione del gas. A renderlo noto è stata la stessa azienda, la quale tramite un comunicato ha fatto sapere che con la sentenza del Tribunale è stata imposta una multa per complessivi 192 milioni di euro “a carico di Saipem SpA, Saipem Contracting Algérie e Snamprogetti SpA Algeria Branch”. Queste ultime, specifica la società, sono state accusate delle fattispecie sanzionate dalla legge algerina di “maggiorazione dei prezzi in occasione dell’aggiudicazione di contratti conclusi con una società pubblica a carattere industriale e commerciale beneficiando dell’autorità o influenza di rappresentanti di tale società” e di “false dichiarazioni doganali”.

La decisione non sembra però essere condivisa dall’azienda: Saipem infatti ha spiegato che la multa influirà sui conti del 2021 anche se la relativa somma di denaro non verrà al momento versata, in quanto la decisione di condanna del Tribunale di Algeri sarà impugnata in appello con “conseguente sospensione degli effetti della stessa”. A sostegno della sua posizione, Saipem sottolinea inoltre che “l’autorità giudiziaria italiana, all’esito di un procedimento penale in cui sono state analizzate anche le modalità di assegnazione nel 2008 del progetto GNL3 Arzew, ha pronunciato il 14 dicembre 2020 sentenza di assoluzione in via definitiva”. Bisogna infatti ricordare che, in relazione ai medesimi fatti, il Tribunale di Milano aveva assolto la società. Tuttavia il Tribunale di Algeri ha evidentemente giudicato in maniera differente la questione, ed ha altresì condannato “due ex dipendenti del Gruppo Saipem (l’allora responsabile del progetto GNL3 Arzew e un ex dipendente algerino) rispettivamente a 5 e 6 anni di reclusione”, mentre “un altro dipendente del Gruppo Saipem è stato assolto da ogni accusa”.

Detto ciò, bisogna sottolineare che le accuse nei confronti della società si collocano nell’ambito di un sistema di estrazione del gas in Algeria che sembra essere caratterizzato da criticità di non poco conto. Come sottolineato dall’associazione ReCommon, sembra esservi stato – almeno negli scorsi anni – un collegamento tra l’accaparramento delle riserve di gas del Paese nord-africano ed i diritti umani della popolazione locale, con il Regno Unito che ha infatti cercato di garantire alle aziende britanniche la possibilità di mettere le mani sulle riserve di gas senza preoccuparsi delle conseguenze per la popolazione locale, allora governata con piglio autoritario dal presidente Abdelaziz Bouteflika. L’estrazione del gas è stata inoltre anche contestata dagli algerini in passato: basterà ricordare la protesta che nel 2015 venne fatta da centinaia di persone delle comunità locali contro l’inizio delle esplorazioni di gas di scisto annunciate dal governo. La manifestazione riguardò principalmente In Salah – una delle più importanti zone per la produzione di gas del paese – dove gli abitanti denunciarono la decisione di iniziare le operazioni, che a parer loro il governo prese senza consultare i residenti e senza realizzare una valutazione ambientale degli impatti.

[di Raffaele De Luca]

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