Una seconda possibilità di vita per gli animali salvati dal traffico illegale. È questo che offre il Bioparco la Reserva, un fondo a scopo di lucro che contribuisce alla conservazione della fauna, della flora e delle risorse naturali colombiane, attraverso progetti di educazione ambientale e ricerca sulla biodiversità degli ecosistemi colombiani. Il rifugio, che accoglie decine di animali riscattati ai trafficanti, è immerso in un ambiente naturale a 30 chilometri da Bogotà, in Colombia, conta 1,5 ettari edificati e 19 di riserva e riproduce 7 dei 50 ecosistemi tipici del Paese sudamericano: dalla foresta umida ai boschi degli altipiani andini.
Il progetto nasce nel 2008, su iniziativa di un gruppo di ricercatori guidati da Iván Lozano nel tentativo di contrastare il traffico illegale degli animali in Colombia. Da allora sono stati salvati circa 250 animali. Negli anni, la Reserva è diventata anche un centro di studio e di visita. Secondo i fondatori, infatti, almeno 150.000 studenti sono riusciti a toccare con mano i miracoli della Natura, imparando a distinguere le specie e osservando come si adattano e quali esigenze hanno.
Per Iván e il suo gruppo non è stato facile realizzare questo parco. Rettili, anfibi e volatili sono sempre più spesso nel mirino dei contrabbandieri perché richiesti dal mercato internazionale. In Colombia, come in molti Paesi dove questa caccia si è fatta forsennata, il traffico di fauna selvatica è vietato; tuttavia, qui si registra il numero più alto di omicidi tra gli attivisti ambientali.
Le aree più afflitte dal business sono quelle più ricche: le regioni del Pacifico e dell’Amazzonia. Solo nel 2021, l’organizzazione WSC, che si occupa del contrabbando di animali, ha rivelato a El Pais di aver contabilizzato 1.800 esemplari vivi di 217 specie in Colombia, Ecuador, Perú, Bolivia e Brasile. La maggioranza (43%) erano uccelli, seguiti da mammiferi (37%), rettili (16%), pesci e anfibi (3%). Oltre a 1.822 uova, la maggioranza di tartaruga Taricaya o Peta del fiume.
La cattura di un animale non comporta grandi sforzi. Trasferirlo, di nascosto, da un Paese all’altro è molto più complicato. Chi li cattura e contrabbanda vuole spendere il meno possibile, incassare il massimo e sbarazzarsene velocemente. Il problema nasce quando questi animali devono essere liberati. Infatti, gli zoo non sono adatti e non si può pensare nemmeno di lasciarli in natura, dopo i maltrattamenti. Hanno bisogno di ambienti particolari dove possano essere protetti e curati. Per questo motivo La Reserva offre loro una seconda opportunità. L’unica, in fondo.
[di Iris Paganessi]