In un liceo scientifico di Lugo (Ravenna) il preside, dopo aver avuto notizia del fatto che gli studenti avevano in programma di occupare l’istituto, ha disposto la didattica a distanza (DAD) per tutte le classi terze, quarte e quinte per la giornata di sabato 26 marzo. La misura, messa in atto con l’unico scopo di impedire agli studenti di esercitare le proprie rivendicazioni, si configura come un abuso di potere in quanto il fine esula dai casi per i quali è stato previsto l’uso della DAD.
Sabato 26 marzo, a pochi giorni dal termine dell’emergenza sanitaria causata dalla pandemia da Covid-19, gli studenti delle classi terze, quarte e quinte del Liceo Curbastro di Lugo, in provincia di Ravenna, si sono trovati nuovamente in DAD per un giorno. Il motivo, tuttavia, non ha nulla a che vedere con la pandemia e le annesse ragioni sanitarie. Il preside della scuola, infatti, ha preso questo provvedimento dopo essere venuto a conoscenza del fatto che gli studenti avrebbero avuto intenzione di occupare l’istituto.
Nella circolare emessa in data 25 marzo si legge infatti, senza possibilità di fraintendere, che la decisione è stata presa “Avendo raccolto prove significative dell’intenzione di alcuni studenti di occupare la sede del Liceo sabato 26 marzo”. A motivare la decisione vi sarebbe “anche il fatto che il Liceo è sede del Concorso ordinario nazionale per la scuola secondaria sino al 12 aprile 2022″. Motivazione che, messa in questo modo, sembra più accessoria che determinante e che in ogni caso non giustifica il provvedimento messo in atto.
La misura della didattica a distanza è stata prevista dal Ministero dell’Istruzione come strumento eccezionale da utilizzare in ragione dell’emergenza sanitaria dovuta allo scoppio della pandemia da Covid-19, perdurata dalla primavera 2020 fino ad oggi. L’8 aprile 2020 infatti, con il decreto legge n.22, la DAD veniva istituita a causa della “straordinaria necessità e urgenza di contenere gli effetti negativi che l’emergenza epidemiologica COVID-19 sta producendo sul sistema scolastico”.
Utilizzata al di fuori di questo contesto, in particolare se trasformata in strumento per impedire le proteste studentesche, si caratterizza come evidente abuso di potere, concretizzando quella previsione distopica secondo la quale le misure emergenziali messe in campo per far fronte al Covid sarebbero stare utilizzate al di fuori del loro contesto come strumenti di repressione.
«L’obiettivo per noi non era nemmeno occupare, perché non si voleva ostacolare lo svolgersi di altre attività. L’idea era quella di trovarsi in aula magna per discutere di alcuni temi dei quali abbiamo provato a parlare con il preside o con i professori, ma nessuno ci ha mai ascoltati» mi spiega una delle studentesse dell’istituto Curbastro. «I temi erano quelli dell’alternanza scuola-lavoro, che viene organizzata senza un criterio, o discutere di quale sia lo scopo della scuola, perché i professori sono molto restii a mettersi in discussione e confrontarsi con noi. Avremmo voluto parlare anche del fatto che moltissimi ragazzi della nostra scuola hanno problemi psicologici ma i professori non hanno idea di come affrontarli, non hanno una formazione adeguata. L’obiettivo era fare un’autogestione per discutere di questi temi, senza interrompere le lezioni, trovandoci a scuola nel pomeriggio di sabato e non al mattino proprio per questo motivo. Venendo a sapere di questa cosa, tuttavia, il preside ha inviato quella circolare venerdì pomeriggio».
Le voci che emergono da questa stagione di proteste studentesche post pandemia rivendicano tutte, a grandi linee, le medesime cose. Le contestazioni riguardo il malfunzionamento del sistema scolastico vanno di pari passo con la richiesta degli studenti di un maggiore ascolto da parte delle istituzioni e dei professori, in particolare a causa del forte disagio psicologico emerso in seguito a due anni di pandemia e gestione incerta della scuola. Ancora una volta, non sembra esserci particolare volontà da parte delle istituzioni scolastiche di prestarvi attenzione.
Nonostante i nostri ripetuti tentativi nessun dirigente scolastico ha finora accettato di rilasciare un commento sulla vicenda. Qualora in futuro pervenissero dichiarazioni in merito ai fatti provvederemo a integrarle nell’articolo.
AGGIORNAMENTO 30 marzo, h 12,00: ci è pervenuta una risposta da parte del dirigente scolastico G. Frassineti del liceo “Curbastro” di Lugo, che riportiamo per completezza d’informazione. Data la lunghezza, la pubblichiamo per intero a questo link.
[di Valeria Casolaro]
Purtroppo c’e’ una sordita’ e una sotto stima degli adulti verso i giovani che e’ imbarazzante. Siamo pieni di lauree master specializzazioni ma non riusciamo ad ascoltare e dare peso ai messaggi che arrivano dai ns figli. Siamo un pessimo esempio, purtroppo, e non ce ne rendiamo conto!
E noi dovremmo essere la razza intelligente 😄 povera Natura
Poveri ragazzi con le ali tarpate! Almeno ai miei tempi tutto ciò era possibile. Riunirsi per parlare del rapimento dell’on. Moro, è stato un modo per sentirsi vicini, sconfiggere la paura e sentirsi partecipi. È stato un modo per crescere. Bisogna denunciarlo qs preside!
Incredibile… e pure vicino a casa. Mi sembra che questo “regime” stia prendendo piede!
Che vergogna!
Questi ragazzi dovrebbero ora aver capito che vivono in un regime, lo stesso regime che ha preteso che si vaccinassero per poter prendere l’autobus per andare a scuola, ecc… Forse si sveglieranno ora oppure continueranno a farsi l’aperitivo lungo al sabato sera
Entro i limiti d’età dell’obbligo educativo, questa misura può ancora ptetendere legittimità , pur non avendo senso, ma oltre quel limite bisognerebbe tener presente che è la presenza degli studenti, la scelta loro e delle loro famiglie a produrre l’obbligo, questa volta delle strutture scolastiche, a fornire formazione e a prendere in seria considerazione le domande e le richieste degli studenti.