È stato annunciato un nuovo programma per i lavoratori nel Regno Unito, che prevede la possibilità di lavorare per quattro giorni alla settimana, senza variazioni retributive. Tremila lavoratori appartenenti alle aziende che prendono parte alla sperimentazione seguiranno per sei mesi il nuovo modello lavorativo denominato 100:80:100. Ciò significa che i lavoratori riceveranno il 100% della retribuzione, lavorando l’80% del tempo precedentemente impiegato (in linea di massima 32 ore anziché 40), ma dovranno puntare a mantenere al 100% il livello di produttività. Un modo per sperimentare dove porti la riduzione dell’orario di lavoro sia dal punto di vista della produttività delle imprese che del benessere dei loro lavoratori.
Nello specifico nel Regno Unito a partire da giugno di quest’anno fino a gennaio 2023, circa sessanta tra aziende e organizzazioni britanniche sperimenteranno il più grande periodo di prova settimanale di quattro giorni. A vivere la nuova realtà della settimana lavorativa breve saranno circa 3.000 dipendenti e anche nel Regno Unito sarà possibile testare se e quanto la produttività aumenti. Il programma è gestito dai ricercatori delle università di Cambridge e Oxford e del Boston College e da gruppi di difesa senza scopo di lucro quali 4 Day Week Global, la campagna 4 Day Week UK e il think tank britannico Autonomy.
Puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità negli ambienti lavorativi si sta infatti trasformando in un’importante consapevolezza e da qualche anno diversi Paesi stanno testando simili novità. Come Microsoft Japan che nel 2019 ha ridotto la settimana lavorativa a quattro giorni, vivendo un aumento della produttività del 40%. Non solo, ma la mossa dell’azienda portato anche benefici ambientali, con il consumo di elettricità diminuito del 23%. Anche la carta per stampato è stata utilizzata molto meno del solito, con una differenza del 59%.
Anche Belgio, Islanda, Spagna e Scozia hanno o stanno alleggerendo l’intensità tempistica delle occupazioni, anche per un miglioramento sull’equilibrio tra lavoro e vita privata. A Reykiavik per esempio, capitale islandese, è andato in porto un progetto simile a quello inglese. Più di 2.500 persone hanno potuto vivere quel che è stato reputato un “successo schiacciante”: meno stress, una riduzione del rischio di esaurimento e alcun effetto negativo sulla produttività o sui servizi. Era il 2015/2016 e il four-week trial ha portato a cambiamenti sostanziali nel paese.
La differenza nel Regno Unito rispetto ad altre sperimentazioni è che non ci sarà un giorno libero in più con ore più intense durante i giorni di effettivo lavoro; nel caso inglese le ore saranno a tutti gli effetti minori e lo stipendio sarà mantenuto lo stesso. Un’idea che arriva dopo un periodo molto difficile, con la pandemia da Covid-19. Un momento storico tanto intenso ha fatto cambiare prospettiva e punto di vista a molti, sempre più vogliosi di aumentare la qualità della propria vita, avendo sperimentato cosa voglia dire non poterla vivere “liberamente”.
[di Francesca Naima]
Ben vengano “esperimenti” di questo tipo… in Italia abbiamo avuto un assaggio di smart working e credo sia stato positivo (non me ne vogliano baristi, benzinai, gommisti e indotto vario…).
Spero in un po’ di lungimiranza politica anche qui in Italia (scusate mi viene da ridere) dove attualmente se al lavoro non sei uno schizzato sempre di fretta e sempre indaffarato sei tacciato di vagabondaggio.
Il primo link è rotto. 😅
Buongiorno Simone. Grazie per la segnalazione. Abbiamo ripristinato il link, ora funziona.
Un saluto