domenica 24 Novembre 2024

Recensioni indipendenti: Banksy – L’arte della ribellione (documentario)

Un documentario di 112 minuti, girato nel 2020 e diretto da Elio Espana, (Visibile sulla piattaforma streaming Prime Video), delineato da un attento lavoro di ricerca, contestualizza bene il personaggio Banksy in un periodo che per circa vent’anni, dalla fine degli anni 70 agli anni 90 caratterizzò la politica economica e oscurantista del Regno Unito, fino ad arrivare ai nostri giorni. Banksy è il nickname di uno dei più famosi e importanti esponenti mondiali della street art. Non ha mai rivelato la sua vera identità ma si presume sia nato nel Regno Unito intorno agli anni 70, verosimilmente nella proletaria e multietnica Bristol. Cresciuto artisticamente nel contesto storico degli anni 80 e 90 quando contestazioni e disordini dilagavano nel Paese a causa di un governo conservatore il cui Primo Ministro, Margaret Thatcher, attuò politiche finanziarie e del lavoro che privilegiavano il sistema capitalistico causando un fortissimo scontento generale e diffondendo un senso di angoscia e insoddisfazione principalmente tra i giovani.

Di Banksy, in realtà non sappiamo niente, forse di formazione accademica si è poi sviluppato artisticamente nei primi anni 90 in uno dei pochi gruppi clandestini rimasti dopo “l’Operazione Anderson”, la più grande azione anti – graffiti della storia, voluta dal Governo Inglese che considerava i graffiti non una forma libera d’espressione artistica ma semplicemente un’azione vandalica. Con il tempo tutto ciò è stato capovolto e smentito palesemente. Le opere di questo artista, anticonformiste, incisive e rivoluzionarie, realizzate in modo semplice e diretto e ora riconosciute in tutto il mondo, fanno riflettere sul sistema e sulla società in cui viviamo come un simbolo di lotta e di protesta in un mondo in cui gli interessi economici del capitalismo prevalgono sul bene delle collettività. Provocazione e imprevedibilità lo contraddistinguono. Nell’Ottobre 2018, “Girl with a balloon”, la sua opera forse più famosa, viene aggiudicata da Sotheby’s, per 860mila sterline ma immediatamente e inaspettatamente un dispositivo nascosto azionato non si sa come né da chi, la distrugge per metà in pochi secondi modificandola e aumentandola di valore. Un grande effetto destabilizzante e di denuncia contro la mercificazione dell’arte e del feticismo collezionistico, si è verificato anche quando Banksy è riuscito furtivamente a posizionare al Tate Britain alcune sue opere tra i quadri di Bacon e Blake, o al Louvre e al MoMA di New York, dove altre sue opere sono state collocate tra un Monet e un Picasso.

I personaggi raffigurati da Banksy sono principalmente animali come topi indaffarati, scimmie intelligenti, bambini raffigurati come ignari, allegri e innocenti ma più intelligenti degli adulti che comunicano messaggi molto forti sulla società odierna. Poliziotti come figure autorevoli messi in discussione e in conflitto tra il ruolo sociale e quello autoritario. Si trasforma così da writer ad artista concettuale, dove l’immagine è il “messaggio” e la scelta del posto dove realizzarla diventa determinante per dare una forma concreta alla denuncia politico-sociale e porre la street art in contrapposizione ai sistemi istituzionali boicottando gallerie e musei per offrire un’arte accessibile a tutti in qualsiasi posto. Per questo, pur non autorizzando le mostre dedicate alle sue opere, non le impedisce e incoraggia chiunque voglia far viaggiare il suo lavoro, chiunque voglia reinterpretarlo e dargli voce. L’arte secondo lui deve essere di tutti e i messaggi devono arrivare a chiunque.

Questa forma d’arte fortemente politicizzata, ha creato un vero e proprio movimento innovatore ispirato da temi quali la povertà, la lotta al consumismo, all’inquinamento, al maltrattamento degli animali, allo sfruttamento minorile e alle atrocità della guerra. Il profilo da attivista sociale di Banksy il graffitismo e la rapida tecnica dello stencil usata, si combinano in un’unica personalità dando vita ad un “terrorista” dell’arte dall’elevato spessore comunicativo, universale e rivoluzionario con opere velocemente comprensibili da ogni classe sociale, credo e religione, pericolosamente capace di movimentare e far riflettere le masse.

[di Federico Mels Colloredo]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria