Il quotidiano era composto di 82 pagine e l’unica, piccola, notizia riguardante il Covid bisognava proprio andarla a cercare. Era il 29 ottobre 2021, il giornale era La Vanguardia, pubblicato in Catalogna e in Spagna. Si provava un senso gradevole di straniamento a sfogliarlo, il gusto di una rara normalità. La notizia inquietante era come custodita, ammortizzata, tra i commenti culturali e i soliti dibattiti. Provate a immaginare quel giorno La Stampa o La Repubblica o Il Giornale, abituati al bollettino di guerra della pandemia con i giornalisti alla caccia di nemici ignoranti, di stupidi oppositori. Mentre gli influencer di casa nostra rintronavano le folle dei seguaci che li imitavano come scimmiette addomesticate, adoranti e servili ai trend dominanti, tanto tanto democratici.
5 settembre 2021, parcheggiamo il camper a Neubrandenburg, Germania, ex DDR. La città, cinta da mura antiche, è quasi deserta, in centro si incontrano rari passanti senza mascherina e qualche distributore automatico di specialità alimentari locali. Una occasione simpatica con i prodotti della campagna. Poco prima, nel parco, a un busto di Karl Marx qualcuno aveva portato un mazzo di garofani bianchi, con una devozione politica che esprimeva una qualche lontananza ma anche un senso storico incancellabile. Avevamo lasciato la Germania del Nord, e il mare del Nord. Luci, sensazioni, alternarsi continuo del clima, splendidi panini con aringhe, scorci di pescherecci multicolori, piccoli fantasiosi ristoranti su barche. Flensburg, Warnemunde, l’isola di Rugen, Binz, Fehmarn, Rostock, turisti dappertutto, ristoranti e negozi aperti, nessuna richiesta di particolari certificati. L’unica volta, a Konstanz, Bodensee, prima di passare in Svizzera, facciamo un tampone per prudenza. Rigorosamente gratuito.
Aljubarrota, Portogallo. Agosto 2021, splendida festa medioevale, quest’anno però sotto tono, i portoghesi non sono gente particolarmente espansiva, anche se molto cordiale e corretta. Specialità artigianali di tutti i tipi, cucina rustica all’aperto, qui mi colpisce un tipo che raccoglie rametti in minuscole fascine, con quella concentrazione dei semplici che hanno un senso illimitato del tempo: ciò che li rende, come scriveva Cesare Pavese, custodi del mito. Passano dei cavalieri austeri, Tomar, il paese dei templari, è qui vicino e la gioia di oggi con i suoi canti ci strappa all’umiliante contemporaneità che ci vorrebbe tutti estranei.
Ma che cosa è il potere nel 2021? Uno schema repressivo, fondato sulla paura, che vorrebbe apparire autorevole perché controlla, perché governa le preoccupazioni che esso stesso ha generato. I governati diventano come operai minacciati di licenziamento se pensano con la loro testa. Ma al governo non ci sarebbe anche la sinistra?
Questi poco onorevoli signori esisteranno finché ci sarà un Covid o qualche cosa di simile, utile per opprimere l’umanità che non si allinea, quella troppo povera e/o quella troppo intelligente.
L’orizzonte si è rinnovato recentemente con le battaglie in Ucraina, dove giornali e telegiornali sono seriosamente alle prese con una campagna martellante. Il rischio della guerra atomica è l’attuale scenario inquietante, la paura domina un’altra volta la scena ma la politica non evoca più, come allora, la scienza quale soluzione di ogni male. Ora l’incontrovertibile sapere scientifico è stato sostituito dalla verità dal fronte, e guai a chi non si schiera, a chi non approva o condanna, a seconda dei casi, tutto quello che vede. Chi non sta con l’Ucraina, chi non critica quanto merita la Russia è un nemico della Nato. Non è lecito avere dubbi, farsi domande, confrontare le ipotesi. Dunque, le trattative per la pace sono tragicamente impossibili. La Storia ha finito di esistere.
Politica e teologia ormai sono un tutt’uno. Come Pfizer e la Nato: i più potenti attuali vaccini sul mercato.
[di Gian Paolo Caprettini]