Il primo ministro dell’Etiopia, Abiy Ahmed, ha annunciato che l’esercito federale ha ripreso il controllo di Macallè, la capitale del Tigrè. La conquista di Macallè da parte dell’esercito etiope è stata preceduta da intensi bombardamenti. Lo affermano gli operatori umanitari presenti sul campo e i messaggi a Reuters di Debretsion Gebremichael, leader del TPLF (Fronte popolare per la liberazione del Tigrè). Abiy Ahmed assicura che l’operazione militare non ha colpito civili innocenti. È difficile ottenere conferme, dal momento che le comunicazioni sono interrotte nella regione del Tigrè: non si conosce il bilancio delle vittime. Dall’inizio del conflitto, più di 40.000 persone sono fuggite rifugiandosi in Sudan. «Ora il nostro obiettivo sarà ricostruire la regione e fornire assistenza umanitaria mentre la polizia federale arresta la cricca del TPLF», ha affermato il primo ministro.
Tuttavia, è prematuro affermare che la crisi sia conclusa. Ipotesi rafforzata dal fatto che, a poche ore di distanza dall’annuncio di Abiy Ahmed, si sono registrate sei forti esplosioni nella capitale dell’Eritrea, Asmara. Secondo gli analisti gli ordigni sarebbero stati collocati proprio da militanti del TPLF, che ritengono l’Eritrea complice di Ahmed nel conflitto. The Guardian riporta lo scetticismo degli analisti sulla permanenza dell’alto comando del TPLF a Macallè: è probabile che si sia sparso in nascondigli remoti. L’offensiva contro la capitale tigrina era stata lanciata giovedì. Per il governo etiope, rappresentava la fase finale del conflitto iniziato il 4 novembre tra la capitale e i separatisti del Tigrè.