L’industria degli armamenti rappresenta un mercato di quasi 400 miliardi di dollari. Tra Stati Uniti da un lato e Russia dall’altro, si insinuano nuovi Stati agguerriti a conquistare fette sempre maggiori di mercato. Lo ha rivelato lo studio pubblicato dallo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), prendendo in considerazione i 25 principali produttori di armi del mondo. La vendita di armi ha generato 361 miliardi nel 2019 (8,5 % in più del 2018). Le aziende di armamenti statunitensi restano leader, con le prime 5 posizioni e rappresentano il 61% delle vendite globali. La Cina controlla il 16% del mercato e l’Europa il 18%. L’italiana Leonardo, presente in 21 Paesi nel mondo, è una delle aziende più internazionali del settore.
Il nostro Paese è uno dei meno trasparenti, quando si tratta di dichiarare in modo internazionale la vendita di armi. Lo si scopre sfogliando i report annuali (resoconto vendita/acquisto), che ogni Stato aderente al Trattato sul commercio delle armi deve inviare alle Nazioni Unite. Negli ultimi 4 anni, quando alla guida del governo c’era Paolo Gentiloni, Roma non ha mai specificato verso quali Paesi veniva effettuata l’esportazione, avvalendosi della clausola di riservatezza (articolo 13.3 del Trattato).
Sono i paesi dell’area mediorientale e dell’Africa settentrionale i maggiori acquirenti di armi italiane per un totale di 1,334 miliardi di euro, pari al 32,6% di tutte le autorizzazioni rilasciate dall’Autorità nazionale Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento).