lunedì 25 Novembre 2024

La Cina vuole “leggere la mente” per censurare la pornografia

Captare le onde cerebrali per intercettare tutto ciò che è considerabile pornografia, questa è l’idea su cui si poggia un prototipo tech sviluppato dalla Cina. Nonostante l’informazione si presti a una lettura dalle sfumature nettamente distopiche, l’idea di base offre comunque un’opportunità di discussione sul quale possa essere il destino ibrido tra uomo e macchine. 

Parlando al South China Morning Post, il dirigente del centro di ingegneria elettronica dell’Università Beijing Jiaotong, Xu Jianjun, ha presentato una ricerca attraverso cui gli accademici mirano a creare uno strumento capace di identificare più facilmente le «cattive informazioni» presenti sulla Rete. I risultati dei primi test sono stati ufficializzati lo scorso 13 giugno tra le pagine del locale Journal of Electronic Measurement and Instrumentation e tratteggiano quella che di fatto è una macchina capace di “leggere nella mente” per capire se un utente stia consultando un contenuto illegale.

Per sviluppare lo strumento, gli scienziati hanno fatto indossare a quindici volontari maschi tra i 20 e i 25 una cuffia di monitoraggio dell’elettroencefalogramma, quindi hanno sottoposto loro la visione di un vasto archivio di immagini alternate in rapida sequenza. Tra le diapositive somministrate erano ben nascosti degli scatti pornografici, una tipologia di contenuto la cui consultazione è resa illegale dalle norme cinesi, tuttavia gli studiosi hanno rilevato che il cervello umano sia in grado di reagire ai contenuti erotici in appena mezzo secondo, con il risultato che i partecipanti al test sono riusciti a intercettare grazie al marchingegno ogni singola immagine incriminante.

Bisogna dunque chiarire che lo scopo finale non è tanto quello di applicare l’arnese agli ambiti domestici, quanto quello di offrire ai moderatori di internet un attrezzo utile per velocizzare, se non alleggerire, il proprio lavoro. La categoria lavorativa presa in analisi è quella degli jian huang shi, “periti della pornografia” perlopiù composti da staff femminili che analizzano quotidianamente fino a 800 video pur di bersagliare quei contenuti erotici finiti illecitamente online. Tenendo conto della mole di lavoro di cui stiamo parlando, non sorprende scoprire che il mestiere renda i dipendenti particolarmente vulnerabili allo stress e alla stanchezza.

Lo strumento sviluppato dovrebbe virtualmente permettere agli operatori di condensare l’esposizione a contenuti disturbanti, nonché potrebbe garantire loro l'”opportunità” di analizzare una quantità ancora più intensiva di materiali visivi. In tal senso, l’esperimento ha dimostrato risultati promettenti, tuttavia sussistono ancora dei falsi positivi, inoltre l’operazione di ricerca potrebbe essere stata parzialmente viziata dal fatto che, per evitare di violare la legge, i ricercatori abbiano dovuto censurare le immagini, manipolandone l’efficacia.

Quanto portato avanti da Xu Jianjun e dal suo team non può che sollevare delle perplessità etiche, tuttavia non è la prima volta che la Cina manifesta l’intenzione di ottimizzare le prestazioni degli operatori grazie a protesi esterne e anzi sembra che il futuro della nazione si muova proprio in quella direzione. Tenendo conto che la tecnica non è di per sé buona o cattiva, vale dunque la pena domandarsi se questo approccio “cyborg” possa essere intrapreso anche dall’Occidente e, nel caso, quali possano essere i limiti e gli obiettivi della sua applicazione.

[di Walter Ferri]

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