«Le piogge che hanno colpito il Pakistan in questi giorni sono le peggiori degli ultimi 30 anni». Con queste parole il primo ministro del Paese, Shehbaz Sharif, ha spiegato alla stampa come la violenza delle inondazioni causate dalle piogge monsoniche stia distruggendo l’intero territorio. Auto, negozi, case: la forza dell’acqua ha causato già più di 1000 morti, tra cui almeno 300 bambini – senza contare i feriti – e si teme che il bilancio possa aggravarsi di ora in ora. «Le inondazioni sono come un oceano, c’è acqua dappertutto», ha aggiunto.
Pakistan is responsible for less than 1% of global carbon emissions, and is currently the country most drastically affected by the catastrophe we are already living through https://t.co/NCxn75PIKj
— Brother Q thee Tank Gawd (@AWindwardMaroon) August 27, 2022
I soccorsi vanno avanti notte e giorno, ma gli interventi potrebbero non bastare. Per questo motivo venerdì scorso il governo pakistano ha proclamato lo stato di emergenza nazionale, una misura che dovrebbe soprattutto occuparsi di gestire l’urgenza abitativa. Le autorità stimano che – oltre a decine di migliaia di chilometri di strade completamente distrutte – siano più di 30 milioni (su 236) le persone rimaste senza una casa. Molte delle immagini circolate in rete nelle ultime settimane mostrano persone che, con l’acqua fino al collo, cercano un rifugio vicino, per mettersi in salvo.
Why western media reporting on Pakistan & India floods just only today, yesterday after over 1000 dead? The flood is happening for the last two months? If it's happen in Europe or America and even for 1 dead, it will be an international news overnight. It's western hypocrisy. pic.twitter.com/6lRq9WKkAB
— Licypriya Kangujam (@LicypriyaK) August 29, 2022
Ma trovarne non è così facile, visto che le alluvioni stanno devastando tutte e quattro le province del paese: anche se al momento quelle più colpite – e con più morti – risultano essere quelle di Belucistan e Sindh (quest’ultima in particolare ha registrato quest’anno quasi 700 millimetri di pioggia, il quadruplo rispetto alla media degli scorsi anni), le autorità non escludono che un’intensità simile possa verificarsi anche in quelle del Punjab e del Khyber Pakhtunkhwa. Il rischio è che sempre più centri urbani possano rimanere isolati e che possa quindi essere difficile per i soccorsi raggiungerli. Molti centri abitati sono ormai da giorni senza gas, internet ed elettricità, e il ripristino potrebbe essere più lento del previsto.
Il Pakistan affronta un’intensa stagione delle piogge ogni anno, che solitamente si verifica con un massimo di quattro “cicli” di precipitazioni, ma «fino ad ora ce ne sono già stati otto», ha sottolineato la ministra per il Cambiamento climatico Sherry Rehman. La senatrice ha aggiunto inoltre che gli esperti sospettano che a settembre possa verificarsene un altro ancora.
The worst flood ever in Pakistan happening right now.
33 mil people affected.
784% above normal rainfall.This video is shocking.
Watch the buildings getting taken out.— Wall Street Silver (@WallStreetSilv) August 27, 2022
In tutta questa vicenda il cambiamento climatico gioca un ruolo importante. Secondo l’International Science Council, un’organizzazione internazionale non governativa che unisce organismi scientifici specializzati in diverse tematiche, “in Pakistan, negli ultimi 50 anni l’aumento medio della temperatura è stato di circa 0.3 gradi Celsius per decennio. Questo aumento di un terzo di grado ogni dieci anni è leggermente superiore alla media globale, che nello stesso periodo era di circa 0.2 gradi Celsius per decennio”. Il surriscaldamento globale, infatti, è strettamente collegato al verificarsi di eventi estremi, come piogge così intense. Se la temperatura della superficie oceanica aumenta, l’acqua che si trova in superficie evapora più velocemente. Così l’aria si riempie di umidità, portando a precipitazioni sempre più abbondanti e a possibili altri eventi estremi, come ad esempio gli uragani.
C’è poi da tenere in considerazione un altro fattore: il Pakistan non è sufficientemente preparato – e neppure le sue infrastrutture – ad affrontare fenomeni di questo tipo. E se le strade crollano, morti e tragedie sono inevitabili. Intanto, per far fronte all’emergenza, il paese si è rivolto alla comunità internazionale.
[di Gloria Ferrari]
Speriamo ci sia almeno la stessa “generosità” che sta ricevendo l’Ucraina