L’Unione Europea guarda comprensibilmente con una certa diffidenza alle tecnologie di riconoscimento facciale: che sia per l’errore dello strumento o per l’uso goffo che se ne fa, la gestione dei dati biometrici causa ancora oggi una quantità considerevole di errori e di problemi, i quali possono a loro volta a conseguenze molto gravi. Con simili presupposti, stupisce lo scoprire che negli aeroporti italiani siano già presenti strumenti dedicati, pronti ad essere avviati secondo una scaletta ancora ignota. Stiamo parlando nello specifico dell’aeroporto di Orio al Serio, struttura all’interno della quale sono state depositate diverse postazioni interattive, per ora inoperative, prodotte dalle scuderie di Reco 3.26, l’azienda salentina responsabile dell’aver creato il sistema di Riconoscimento Automatico delle Immagini noto come SARI, ovvero il sistema di riconoscimento facciale utilizzato dalle questure italiane per identificare i soggetti immortalati da istantanee e video.
Facendo riferimento alle informazioni riportate sul portale dell’impresa, la struttura bergamasca si sta preparando a lanciare due servizi connessi ai dati biometrici, il “Face2Fly” e l’”Entry/Exit” (EES). Il primo mira a semplificare la gestione delle code e dei controlli per i cittadini dell’area Schengen, mentre il secondo coprirà le necessità di tutti gli altri passaporti. Il video promozionale prodotto dall’impresa fornitrice spiega con una certa precisione il funzionamento degli apparecchi in questione, tuttavia non viene fornita nessuna precisazione sulle modalità con cui i dati vengono custoditi, gestiti ed eventualmente cancellati. La clip si limita a mostrare un viaggiatore che, desideroso di alleggerire il processo di imbarco, ignora la corposa pagina delle condizioni contrattuali pur di accedere alla funzione di chek-in.
In relazione a SARI, il Garante della privacy si è espresso sfavorevolmente il 15 aprile 2021 sulla possibilità del Ministero dell’Interno di adoperare la sua funzione “Real Time”, una soluzione che era stata pensata per comparare in tempo reale le immagini di una videocamera ai volti contenuti da una “watch-list” che poteva contenere fino a 10.000 persone. Secondo le autorità, il programma avrebbe realizzato “per come è progettato una forma di sorveglianza indiscriminata/di massa”
Allo stesso tempo, gli organi istituzionali non hanno mancato di accogliere SARI in contesti meno controversi, evidenziando nei fatti come l’elemento critico non sia tanto la tecnica sviluppata da Reco 3.26, quanto le modalità della sua applicazione concreta, soprattutto quando si analizzano contesti critici quali gli aeroporti e le dogane. Nel 2018 una situazione analoga si era verificata oltreoceano, quando Delta Airlines, foraggiata dal Governo statunitense, aveva introdotto le centraline biometriche nell’aeroporto di Atlanta. In quel caso, gli strumenti si assicuravano di registrare i dati dei viaggiatori stranieri sui server dell’ufficio della dogana, traducendoli in dati per l’Ufficio della gestione dell’identità biometrica (OBIM). A distanza di anni, il programma continua ad espandersi.
Abbiamo contattato Reco 3.26 e Orio al Serio per capire come sia predisposta la gestione dei dati per gli strumenti Face2Fly e EES; non abbiamo ancora ricevuto un riscontro dall’azienda produttrice, mentre la Società per l’Aeroporto Civile di Bergamo-Orio al Serio (SACBO) ci ha notificato che le informazioni da noi richieste “non sono al momento disponibili”.
[di Walter Ferri]