In Inghilterra è stata riconosciuta per la prima volta una morte causata dall’inquinamento: Ella, una bambina di 9 anni deceduta a seguito di un attacco d’asma. La madre della piccola, Rosamund Addo-Kissi-Debrah, non si è mai rassegnata alla perizia del primo coroner che parlava di morte naturale. Così, a 7 anni dal decesso, il Southwark Coroner’s Court ha rilevato che Ella è stata esposta a livelli “eccessivi” di inquinamento atmosferico, il quale “ha dato un contributo materiale” alla morte della bimba. Nei 3 anni precedenti la sua scomparsa, infatti, aveva avuto più crisi epilettiche, ed era stata ricoverata in ospedale 27 volte.
Il medico legale ha affermato che i livelli di biossido di azoto (NO2) vicino alla casa della bimba avevano superato le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità e dell’Unione europea. La madre di Ella, Rosamund, aveva sempre lamentato di non essere stata adeguatamente allertata dalle autorità sui livelli di inquinamento dell’area in cui vivevano.
L’esperto britannico di inquinamento e rischi ambientali Stephen Holgate spera di far introdurre in tutti gli ospedali e gli ambulatori del Regno Unito una tabella dei rischi, con le informazioni sull’inquinamento atmosferico come quelle sul diabete, sul fumo e l’obesità. L’inquinamento uccide e già da troppo tempo. Le trasformazioni della massiccia industrializzazione ormai da due secoli hanno avvelenato la biosfera intaccandone gli equilibri millenari.