Il tempo consacrato al lavoro è drasticamente diminuito negli ultimi 150 anni: si lavora meno ore al giorno, meno giorni alla settimana, meno settimane all’anno. Sebbene questo meccanismo si sia verificato in molti Paesi, soprattutto i più ricchi, vi sono non poche differenze a livello regionale ed internazionale. Queste dinamiche si sono così prestate a diversi studi che spiegano non solo i livelli di produttività ma anche di progresso e benessere economico: tra essi, uno studio condotto da Our World in Data, a sua volta basato sulle ricerche di Michael Huberman e Chris Minns, illustra che l’orario lavorativo per persona impiegata ha subito una forte riduzione negli ultimi 150 anni, soprattutto rispetto al 1870, quando l’avvio dell’industrializzazione comportava stremanti giornate lavorative. Secondo i dati raccolti, nei primi Paesi industrializzati erano 3.000 le ore dedicate al lavoro nel 1870 (60-70 ore a settimana, per 50 settimane su base annuale), oggi invece praticamente dimezzate (riduzione del 40% nel Regno Unito e del 60% in Germania, ad esempio). I dati registrano tre distinte fasi del fenomeno: una più lieve riduzione fino al 1913, intensificatasi in seguito ai cambiamenti tecnologici e politici delle guerre mondiali e della Grande Depressione fino al 1938, per continuare più dolcemente fino ad oggi. Una seconda tendenza è la diminuzione di giorni lavorativi: se in passato erano sei a settimana, oggi sono cinque, cui si aggiungono numerosi festivi e vacanze più lunghe.
Nonostante tutto, nel mondo si lavora sempre meno ore al giorno
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