giovedì 21 Novembre 2024

Brasile, Lula vince di un soffio e torna presidente

Luis Ignacio Lula da Silva è stato rieletto presidente del Brasile. Il candidato di sinistra ha battuto di un soffio Jair Bolsonaro: 50,9% contro il 49,1. Il risultato è stato a lungo in bilico, con il presidente in carica che a metà spoglio era in vantaggio e la rimonta di Lula che si è materializzata con i risultati provenienti dalla regione del nordest, la zona più povera del Brasile, con gli stati di Bahia, Ceará, Pernambuco e Alagoas che si sono confermati feudo del PT. La differenza è stata di appena 1,8 milioni di voti su 118,5 milioni di elettori che si sono recati alle urne. Nelle strade i sostenitori di Lula festeggiano per la vittoria, giunta con margini ben inferiori a quanto pronosticato dai sondaggi, mentre c’è attesa per la reazione di Bolsonaro, che ancora non ha parlato e potrebbe non accettare la sconfitta, come più volte ipotizzato durante la campagna elettorale.

La giornata elettorale è stata a tratti molto tesa. I sostenitori di Lula hanno denunciato come in alcuni degli stati più poveri e remoti del Brasile la polizia abbia sistematicamente fermato e perquisito gli autobus gratuiti utilizzati dai poveri per recarsi alle urne. Una denuncia al Tribunale elettorale ha segnalato 700 ispezioni soltanto nel Paraná. Mentre sui social è circolato un video che mostra Carla Zambelli, deputata del Partito Liberale di Bolsonaro, che punta la pistola contro un uomo che a suo dire l’aveva insultata. Il clima rimane teso con alcuni gruppi bolsonaristi che denunciano frodi elettorali e stanno manifestando chiedendo all’esercito di fare un colpo di stato contro Lula. Per ora, ad ogni modo, le elezioni sono state dichiarate regolari da tutte le istituzioni, molte delle quali sono guidate da persone collocate ai vertici proprio da Bolsonaro.

Lula si trova così di fronte al terzo mandato presidenziale dopo aver guidato il Brasile dal 2003 al 2011. La nuova esperienza presidenziale del leader di sinistra sarà però decisamente poco agevole. La maggioranza del Congresso è saldamente in mano al Partito Liberale di Bolsonaro, così come sono bolsonaristi gran parte dei governatori degli stati.

Nato nello stato di Pernambuco, in una famiglia poverissima e analfabeta, Lula nella vita è stato lustrascarpe, fattorino, venditore ambulante, manovale e poi tornitore prima di iniziare a farsi conoscere come leader sindacale in fabbrica. I primi due mandati presidenziali sono stati contraddistinti da alcuni progetti sociali senza precedenti in una realtà storicamente classista e divisa come quella brasiliana, come il poderoso piano contro la povertà per fare uscire dall’indigenza 20 milioni di cittadini e il piano per l’istruzione, che rese gratuita fino all’università. Proprio sotto Lula, inoltre, il Brasile si allontanò dalla storica vicinanza con gli Stati Uniti, fondando l’alleanza dei BRICS, con Russia, India, Cina e Sudafrica. Ma non mancarono punti oscuri, come una politica non decisa contro l’agrobusiness che devasta l’Amazzonia (poi ulteriormente peggiorata sotto Bolsonaro) e i casi di corruzione che travolsero il PT durante il mandato della sua erede Dilma Rousseff. Lo stesso Lula è stato incarcerato e poi prosciolto da tutte le accuse.

Una immagine tratta da uno dei confronti televisivi tra Lula e Bolsonaro

Durante la nuova corsa elettorale il redivivo Lula si è trovato in una situazione per lui inusuale. Dopo una vita passata ad essere osteggiato dagli USA e dai media la situazione si è ribaltata, e in queste elezioni ha goduto di un clima internazionale decisamente favorevole. I pronti auguri del presidente Joe Biden, affrettatosi a definire «libere, eque e credibili» le elezioni brasiliane e ad annunciare di «non vedere l’ora» di lavorare con Lula rendono l’idea di come a Washington sperino di trovarsi di fronte una buona versione del vecchio sindacalista socialista che a lungo hanno osteggiato, o quantomeno un leader “meno peggiore” per gli interessi americani rispetto al trumpiano Jair Bolsonaro. Ma quello di Washington è più che altro un auspicio, se è vero che pronte e calde congratulazioni sono giunte anche dal presidente russo Vladimir Putin, già alleato di Lula al tempo della fondazione dei BRICS. «Accetta le mie sincere congratulazioni. I risultati delle elezioni hanno confermato la tua grande autorità politica. Spero che, facendo sforzi congiunti, garantiremo l’ulteriore sviluppo della cooperazione russo-brasiliana costruttiva in tutti i settori», ha scritto il leader russo nel telegramma inviato al leader brasiliano.

La linea che Lula vorrà e saprà tenere si vedrà nelle prossime settimane. Nel primo discorso tenuto quando la sua vittoria si era delineata il candidato di sinistra si è limitato a dire che intende governare «per tutti i brasiliani e non solo per quelli che hanno votato per me» auspicando un ritorno a una società più pacifica dopo anni di aspre divisioni politiche.

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