venerdì 22 Novembre 2024

Scene dalla Cina, il Paese dei lockdown senza fine

Due anni dopo lo scoppio della pandemia da Coronavirus, la Cina continua a rincorrere la folle politica “Zero Covid”, nonostante il malcontento della popolazione. Gli ultimi malcapitati ad aver subito la rigidità di questa politica sono stati i visitatori del resort Disney di Shanghai, i dipendenti della fabbrica Foxconn di Zhengzhou e i clienti di Ikea a Shanghai.

Il blocco del resort Disney di Shanghai

Durante lo scorso fine settimana le immagini, diventate virali sui social, hanno ripreso il panico dei visitatori del resort Disney di Shanghai che – per la seconda volta in dodici mesi – sono rimasti intrappolati all’interno del parco. I video mostravano gli ospiti che si precipitavano ai cancelli chiusi del resort, nel tentativo di sfuggire al blocco annunciato poco dopo le 11:30 dagli operatori, nel rispetto delle normative Covid. Nel frattempo, il governo di Shanghai su WeChat annunciava il divieto di entrata o uscita dal parco a tutte le persone, con quelle ancora all’interno che avrebbero dovuto essere testate (tre volte in tre giorni) e dimostrare di essere negative prima di poter uscire.

Il parco era stato chiuso per due giorni anche lo scorso novembre con oltre 30.000 visitatori bloccati all’interno, dopo l’ordine delle autorità che imponeva che tutti fossero testati.

La fuga dei lavoratori dalla fabbrica Foxconn di Zhengzhou, Henan

A queste scene hanno seguito quelle di una fuga di massa dei dipendenti della fabbrica Foxconn di Zhengzhou, chiusa in seguito ad una serie di casi accertati nel campus della filiale.

I video condivisi sui social mostravano centinaia di persone che scavalcano le recinzioni dello stabilimento, trasportando i loro effetti personali, dopo l’annuncio di un focolaio e della conseguente quarantena per una parte della forza lavoro.

La Foxconn, che nel suo complesso di Zhengzhou conta circa 200.000 dipendenti, non ha rivelato il numero dei lavoratori positivi, né quello di coloro che se ne sono andati ed ha dichiarato che non avrebbe impedito loro di lasciare l’azienda. La fuga dei dipendenti è avvenuta tra le esortazioni delle città vicine a presentarsi alle autorità locali prima di tornare a casa ed il sostegno dei residenti delle stesse che, lungo le strade hanno lasciato loro acqua, provviste e cartelli. “Per i lavoratori Foxconn che tornano a casa”. A dimostrazione del crescente malcontento del popolo cinese nei confronti della politica “Zero Covid”.

Un contatto diretto di un caso Covid scatena il panico all’Ikea di Shangai

Si parla ancora di Shangai, questa volta in un negozio Ikea. Nel weekend la notizia di un “contatto diretto” registrato all’interno del centro commerciale ha scatenato la fuga di centinaia di clienti, che non volevano ricascare nei meccanismi di quarantena forzata che da mesi paralizzano la città cinese. I video, diventati virali sui social, hanno ripreso le urla e le spinte delle persone che, prese dal panico, hanno tentato di uscire dall’edifico prima che le porte venissero chiuse.

Tutti coloro che si trovavano all’interno si sono dovuti sottoporre a due giorni di quarantena e cinque giorni di sorveglianza sanitaria.

Il crescente malcontento cinese

I vari blocchi, che da mesi terrorizzano e paralizzano i cittadini cinesi, sono dovuti alla rigida politica “Zero Covid” che il governo ha imposto. La strategia cinese si basa su test di massa, quarantene infinite e persino il confinamento di interi quartieri o città. Il tutto per realizzare l’irraggiungibile obiettivo del governo: eliminare la totale presenza del covid-19 sul territorio cinese.

A causa di questa politica, all’inizio di quest’anno, Shangai è rimasta bloccata per due mesi e le condizioni di vita che i cittadini si sono trovati ad affrontare hanno provocato un sentimento molto diffuso di rabbia e malcontento. In quel periodo, infatti, oltre ad essere segregati in casa o nei centri adibiti alla quarantena di massa, gli abitanti di Shangai facevano fatica a procurarsi persino cibo, acqua (che a Shangai non è potabile) e medicine.

Molti residenti si aspettavano che con il congresso del Partito Comunista della scorsa settimana la politica “Zero Covid” potesse essere allentata, ma le dichiarazioni di Xi Jinping, il segretario generale, hanno distrutto qualsiasi speranza. Il leader cinese, infatti, ha ribadito il proprio impegno nella risposta alla pandemia per un futuro indefinito; nonostante la politica “Zero Covid” abbia danneggiato l’economia e il tessuto sociale del Paese.

In questi mesi sui social se ne sono viste di tutti i colori. I post raffiguravano clienti, turisti e lavoratori in fuga da edifici di ogni tipo, che schiacciavano la sicurezza per scappare prima di essere rinchiusi, molto spesso per una manciata di contagi. Nonostante questo però il presidente cinese ha esaltato la controversa politica “Zero Covid” che, a suo dire, è stata un grande successo, in quanto ha «privilegiato la vita umana», evitando molti morti.

[di Iris Paganessi]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

1 commento

Comments are closed.

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria