Gli ecosistemi stanno diventando meno efficienti nell’assorbire l’anidride carbonica, ciò innescherà un circolo vizioso che esalterà l’impatto del cambiamento climatico. Uno studio condotto dalla Nasa e pubblicato sulla rivista Science rileva che la capacità di immagazzinare CO2 è diminuita per ben l’86% delle aree. Il processo in questione viene comunemente definito effetto di fertilizzazione della CO2 (CFE): le piante usano l’anidride carbonica assorbita dall’aria per convertirla in nutrimento, con conseguenze per le dinamiche di crescita della vegetazione. L’anidride carbonica è solo una delle componenti che regola il ciclo di vita delle piante. Il calo è quindi determinato da una diminuzione degli altri fattori, tra cui l’umidità dei terreni e la concentrazione di azoto e fosforo.
I ricercatori hanno analizzato una serie di dati derivanti da osservazioni, rilevazioni sul campo e dataset basati su modelli. L’obiettivo era cercare di stabilire il ruolo che ci si può aspettare dalle piante nel compensare e mitigare il cambiamento climatico negli anni a venire, e quindi valutare la reazione della vegetazione all’aumento della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera. “Analizzando i migliori dati a lungo termine disponibili dal telerilevamento e modelli all’avanguardia della superficie terrestre, abbiamo scoperto che dal 1982 la CFE media globale è diminuita costantemente dal 21% al 12% per 100 ppm di CO2 nell’atmosfera”, spiega Ben Poulter, coautore dello studio e scienziato presso il Goddard Space Flight Center della NASA.