giovedì 21 Novembre 2024

Mercato del carbonio, come le aziende riescono a inquinare gratis

Negli ultimi nove anni, le grandi aziende dell’UE in prima linea nel rilascio di gas serra e di sostanze inquinanti hanno ricevuto dei ‘diritti ad inquinare’ per un valore complessivo pari a quasi 100 miliardi di euro. A denunciarlo il nuovo rapporto del WWF ‘Where did all the money go?’, il quale ha messo in evidenza un paradossale risultato del già ampiamente criticato mercato del carbonio. Il documento sottolinea un esito in totale controtendenza con il principio ‘chi inquina paga’ – uno dei principi cardine dell’Unione – perché chi inquina, pare proprio che possa continuare a farlo, indisturbatamente e anche a costo zero. Dal 2013 al 2021, il 53% delle emissioni incluse nel sistema di scambio di quote di carbonio dell’UE (ETS), è stato infatti rappresentato da queste concessioni gratuite. In teoria, i ricavi delle quote di carbonio delle aziende climalteranti dovrebbero finanziare la decarbonizzazione ma, in pratica – secondo le valutazioni dell’associazione ambientalista – meno del 58% dei proventi è finito in investimenti realmente utili per il clima.

Nel periodo considerato dall’analisi, appena il 47% di tutte le emissioni coperte dall’ETS sono state soggette a un prezzo del carbonio. Ciò significa che, mentre il costo medio sul
mercato era di 14,02 euro per tonnellata di anidride carbonica (CO2) emessa, il prezzo reale pagato dalle industrie, tenendo conto delle quote gratuite, è stato di soli 6,58 euro. Questi ‘diritti ad inquinare’ rappresentano delle quote di emissioni che vengono distribuite tra le aziende produttrici, dove una quota allocata corrisponde all’autorizzazione ad emettere una tonnellata equivalente di CO2. La logica del meccanismo vorrebbe che le aziende più inquinanti fossero penalizzate, in quanto costrette a comprare sul mercato nuove quote di emissioni, a loro volta cedute dalle aziende meno impattanti che non hanno consumato invece tutti i loro ‘diritti ad inquinare’. Secondo il WWF, poiché consegnate a beneficio di settori ad alto impatto energetico, la distribuzione di queste concessioni è avvenuta però in modo illogico.

Le grandi aziende inquinanti hanno infatti ricevuto, per la precisione, 98,5 miliardi di euro in quote gratuite, un valore superiore a quanto i principali responsabili della crisi climatica abbiano dovuto spendere per acquistare ulteriori quote. Tra l’altro, i ‘diritti ad inquinare’ sarebbero stati concessi senza vincoli o condizioni dal punto di vista climatico, così, alcuni colossi energetici, avendo a disposizione troppe quote di emissione gratuite, hanno persino potuto rivenderne una parte guadagnando miliardi di euro. «Questa analisi – ha commentato Romain Laugier del WWF, tra i principali autori del rapporto – dimostra che nell’ultimo decennio il sistema ETS si è basato sul principio ‘chi inquina non paga’, con miliardi e miliardi di entrate perse che i Paesi dell’UE avrebbero invece potuto investire nella decarbonizzazione industriale». In definitiva, il suggerimento avanzato per Bruxelles è quello di eliminare gradualmente, ma il prima possibile, le quote gratuite e, nel mentre, assicurarsi che le aziende che le ricevono rispettino condizioni rigorose per la riduzione delle loro emissioni.

[di Simone Valeri]

 

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