domenica 24 Novembre 2024

Prima le rinnovabili o la tutela del Paesaggio? Le associazioni ambientaliste allo scontro

Riguardo il conflittuale rapporto tra energie rinnovabili e paesaggio, la posizione di alcune delle principali associazioni ambientaliste italiane è drasticamente cambiata. Una svolta ideologica che potrebbe innescare un effetto a cascata piuttosto significativo. Tre grandi associazioni – WWF, Legambiente e FAI – hanno infatti aperto alla possibilità di installare pale eoliche e pannelli fotovoltaici nei paesaggi italiani. Un cambio di rotta che, facendo vacillare il mondo ambientalista, non è andato a genio all’associazione Italia Nostra. La svolta, rispetto al passato, sta nel fatto che le tre associazioni si sono dette ora consapevoli della necessità di installare pale eoliche e pannelli fotovoltaici nel paesaggio urbano e naturalistico del nostro Paese. Dal momento in cui, attualmente, la priorità è la transizione energetica – fanno intendere le associazioni – bisogna smetterla di guardare a questa possibilità come ad una minaccia alla bellezza del territorio.

WWF, Legambiente e FAI hanno espresso questa rinnovata posizione in un documento intitolato Paesaggi rinnovabili, 12 proposte per una giusta transizione energetica. L’obiettivo dichiarato sarebbe quello di «coniugare gli obiettivi della transizione energetica con la lungimiranza nella pianificazione paesaggistica», che, per alcuni, si traduce però in un’apertura incondizionata a nuove localizzazioni di impianti per la produzione di energia rinnovabile. Al riguardo, il neo Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha accolto con favore la posizione espressa dalle associazioni ambientaliste annunciando l’intenzione di avviare, al più presto, un tavolo di confronto con chi si occupa della tutela dell’ambiente e dei beni culturali. Invece, rimanendo in ambito politico, di tutt’altra opinione l’indirizzo del Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e del sottosegretario al medesimo dicastero, Vittorio Sgarbi. Quest’ultimo, in particolare, definendosi un instancabile protettore del paesaggio, ha duramente criticato le nuove posizioni assunte dalle associazioni ambientaliste.

Una linea, quest’ultima, che è stata pienamente abbracciata da Italia Nostra, nota associazione per la salvaguardia dei beni culturali, artistici e naturali dello Stivale. Partendo da alcuni dati, al riguardo, l’associazione ha chiesto che la si smetta di guardare alla transizione ecologica come ad un dogma. Mentre la Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale nazionale si appresta a esaminare ben 517 progetti eolici e 459 impianti fotovoltaici, Italia Nostra fa notare che «dati incontrovertibili certificano quanto l’Italia sia inadatta all’eolico presentando valori di produzione molto bassi rispetto a quelli delle pianure tedesche e dei mari del Nord. L’insolazione italiana, al contrario, consentirebbe al fotovoltaico una capacità produttiva eccellente. I 33 Gigawatt (GW) di pannelli fotovoltaici previsti per il 2030 – aggiunge l’associazione – richiedono circa 50.000-60.000 ettari di area adatta, ovvero, degli spazi meno pregiati che sul territorio esistono e andrebbero ricercati tra le superfici di copertura dei capannoni industriali esistenti, le superfici impermeabilizzate all’interno delle aree di sviluppo industriale, le aree degradate da bonificare e le coperture degli edifici purché fuori dai centri storici».

In sostanza se, da un lato, è vero che le Soprintendenze hanno spesso ostacolato lo sviluppo di impianti rinnovabili anche per motivazioni apparentemente futili, dall’altro, è altrettanto vero che la transizione energetica non dovrebbe avvenire senza condizioni. Quel che è necessario trovare è un equilibrio, secondo Italia Nostra, raggiungibile nell’evitare di autorizzare nuovi impianti solari a terra se prima non si siano individuate delle alternative che non comportino consumo di suolo. Mentre, per l’eolico, nell’impegno al non autorizzare impianti se non se ne è prima appurata l’effettiva redditività energetica. La stessa Legambiente, anni fa, sottolineava ad esempio quanti parchi eolici fossero stati realizzati nel sud Italia, tra l’altro con infiltrazioni mafiose, solo perché incentivati.

[di Simone Valeri]

 

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