In Libia, il Governo di Accordo Nazionale di Tripoli ha avviato uno scambio di prigionieri con le forze del generale Haftar. Il 23 ottobre, le due parti avevano firmato a Ginevra un accordo di cessate il fuoco a livello nazionale che prevedeva lo scambio di tutti i prigionieri di guerra. La trattativa ha coinvolto 18 prigionieri tornati alle forze del GNA in cambio della liberazione di 33 prigionieri delle milizie di Haftar.
Circa un mese fa gli uomini della Marina della regione orientale avevano fermato una nave turca. Per ritorsione, erano stati registrati sorvoli da parte di droni turchi nella regione di Sirte, area in cui passa la linea rossa del cessate-il-fuoco fra le forze di Haftar e le milizie sostenute da Ankara. Al-Mismari, nonostante l’accordo, aveva annunciato in una conferenza stampa che l’esercito libico è ufficialmente in guerra con la Turchia, spiegando che la nave di proprietà turca, “era entrata in un’area interdetta al traffico navale non autorizzato e non ha ottemperato all’ordine di attracco”. Il 24 dicembre è stato lanciato un appello da Akar, ministro della Difesa di Ankara, rivolto alla Turchia e al suo presidente Erdogan: “La Turchia, nemico occupante, è stata esortata ad abbandonare i territori libici, in pace o in guerra, ovvero con la forza delle armi o con la forza della volontà. Se ciò non avverrà, Ankara dovrà prepararsi a una morte certa”.