Dopo il caso dello spyware Pegasus prodotto dall’NSO Group, gli osservatori di tutto il mondo sorvegliano con un certo interesse le start-up di cybersicurezza che stanno nascendo e prosperando in quel di Tel Aviv. Tra i soggetti più meritevoli di attenzione e cautela spicca Toka, un’azienda fondata nel 2018 dall’ex premier israeliano Ehud Barak e dall’ex capo della sezione informatica della Israel Defense Forces, Yaron Rosen, che nel giro di pochi anni ha affinato strumenti di sorveglianza e di hacking il cui impatto sui diritti umani e sulla sicurezza è difficile da prevedere.
Stando a quanto pubblicato in un report del quotidiano Haaretz, l’impresa tech avrebbe infatti già distribuito sul mercato governativo un sistema utile a intercettare e alterare le riprese delle telecamere a circuito chiuso. Si tratta di un software a disposizione di Mossad che permette virtualmente di rintracciare, disturbare e cancellare le immagini delle telecamere a circuito chiuso che inquadrano gli agenti. Le funzionalità dello strumento non sarebbero però limitate al solo sabotaggio: quando messo in campo da Toka garantisce la possibilità di spiare in diretta quanto inquadrato dalle telecamere a circuito chiuso, nonché di cancellare e alterare i filmati presenti nell’archivio delle riprese.
Da quanto si evince da alcuni documenti finiti in mano alla testata, il prodotto di punta dell’azienda farebbe leva sulle debolezze proprie dell’internet delle cose, “trasformando sensori non sfruttati dello IoT in fonti d’intelligence”. Non è chiaro se il programma sviluppato e distribuito da Toka sia in grado di approfittare delle criticità presenti in apparecchiature già notoriamente compromesse, se abbia trovato un modo di aggirare i sistemi di sicurezza o se abbia creato un qualcosa di completamente originale al fine di violare le difese del bersaglio, ma pare nondimeno che il tutto parta dalla capacità dell’azienda di intromettersi nelle connettività Bluetooth o Wi-Fi delle strumentazioni.
Documenti interni rivelano che nel 2021 il brand avesse già siglato contratti con il Governo israeliano per un totale di 6 milioni di dollari, tuttavia sono presenti evidenti ambizioni espansionistiche. Toka ha già iniziato a presentare la propria offerta agli Stati Uniti, alla Germania, all’Australia, a Singapore e molteplici nazioni notoriamente poco democratiche. Facendo affidamento alle informazioni diffuse dalla pagina web dell’azienda, anche l’Italia rientrerebbe nella lista dei business partner con cui sono stati intessuti dei legami. Indiscrezioni identificano quindi l’interesse nello strumento dell’U.S. Special Operations Command (USSOCOM) e di una non meglio specificata agenzia di intelligence a stelle e strisce.
Il software in questione potrebbe permettere ai servizi segreti di diverse nazioni di nascondere meglio le tracce del proprio passaggio, un elemento che è già di per sé controverso quando applicato alle dinamiche geopolitiche, ma che diventa ancora più inquietante nell’ottica di eventuali usi impropri quali lo spionaggio e la compromissione di giornalisti, attivisti e politici. Toka sostiene di esaminare “regolarmente l’elenco selezionato di Paesi, utilizzando valutazioni esterne su una serie di questioni tra cui le libertà civili, lo stato di diritto e la corruzione”, tuttavia è lecito dubitare di una simile posizione, sia perché rassicurazioni omologhe si sono dimostrate in passato totalmente mendaci, sia perché Israele è in attesa dell’insediamento al potere di Benjamin Netanyahu, uomo coinvolto da anni in un processo per corruzione.
[di Walter Ferri]