Sapiens e Neanderthal conducevano uno stile di vita analogo: entrambi ricorrevano al fuoco, seppellivano i morti, conducevano riti, cacciavano selvaggina con l’ausilio di lance, usavano le armi. Eppure, sebbene fisicamente superiori, i Neanderthal ebbero la peggio: ritrovamenti antropologici confermerebbero la loro espulsione dopo una violenta lotta di ben 100.000 anni contro i Sapiens. Originatesi da una divisione avvenuta 650.000 anni fa, le popolazioni dei Sapiens e Neanderthal occuparono rispettivamente l’Africa e l’Eurasia; 45.000 anni fa i primi invasero l’Europa occidentale e nell’arco di 5.000 anni non rimase più traccia dei loro consanguinei autoctoni. Una scomparsa così rapida ha dato origine a svariate ipotesi: si ritiene ad esempio una causa probabile la disparità tecnologica che avrebbe permesso ai più evoluti Sapiens di accaparrarsi tutte le risorse disponibili. Altri additano la caduta dei Neanderthal ai parassiti ed agenti patogeni importati dai Sapiens, in un fenomeno analogo agli indiani d’America con i conquistadores. Infine, un’ipotesi supportata da dati archeologici (fratture per colpi ricevuti in battaglia) descrive una lunga guerra in difesa del territorio, che avrebbe visto i Neanderthal soccombere ai vincitori Sapiens.
Le tre piste sono ritenute egualmente attendibili dal modello quantistico elaborato dagli scienziati sudcoreani del Centro di fisica del clima dell’Istituto di scienze fondamentali di Pusan, che hanno utilizzato un supercomputer per creare una simulazione. Improbabili invece l’ipotesi del cambiamento climatico e l’endogamia, l’incrocio tra individui imparentati.