Tra il 2001 e il 2019, il Parco Nazionale colombiano Catatumbo Barí ha perso oltre il 6% della propria copertura arborea a causa delle coltivazioni illegali di coca. Lo hanno evidenziato dei dati satellitari elaborati dal Sistema Integrato di Monitoraggio delle Colture Illecite (SIMCI). Nel 2019, sono stati 1.448 gli ettari disboscati. Un dato in aumento se si considerano i record dei due anni precedenti: 872 ettari nel 2018 e 778 ettari nel 2017. Ma ad allarmare – se confermati – sarebbero i dati del 2020. Una fonte governativa – chiedendo l’anonimato – ha affermato che il 90% della terra deforestata a Catatumbo Barí sarebbe ora coltivata a colture di coca. Il restante 10% sarebbe invece utilizzato come terreno coltivabile per platani e yucca o come pascolo per il bestiame.
Il Parco Nazionale Catatumbo Barí ha un’estensione di 158.125 ettari ed è ricco di aree incontaminate di foresta pluviale che ancora non sono state studiate dalla comunità scientifica. Il paesaggio è dominato da orchidee, bromelie, liane ed eliconie, così come da alberi alti oltre 45 metri. Ospita la foresta umida di Catatumbo, l’unica area a nord delle Ande abitata da piante e animali dell’Amazzonia. Nonostante ciò, l’area è stata pesantemente degradata dall’agricoltura e dall’estrazione di petrolio a cui si somma la deforestazione guidata dalle coltivazioni illegali di coca. Infatti la sua posizione, isolata e al confine con il Venezuela, rende il parco una rotta strategica per il traffico di cocaina.