I canali ufficiali dell’Unione Europea - ma anche le grandi aziende di trasformazione del grano, come i pastifici e le multinazionali italiane della pasta, sempre pronti a difendere i processi industriali e i loro profitti enormi derivanti dall’acquisto di grano estero a basso costo - sostengono che mangiare grano italiano o grano estero sia esattamente la stessa cosa dal punto di vista della salute e della sicurezza alimentare, ma questo è vero? Quali sono le differenza, e le eventuali accortezze che i consumatori devono apprendere, in termini di qualità del prodotto e soprattutto sotto il pr...
Questo è un articolo di approfondimento riservato ai nostri abbonati.
Scegli l'abbonamento che preferisci (al costo di un caffè la settimana) e prosegui con la lettura dell'articolo.
Se sei già abbonato effettua l'accesso qui sotto o utilizza il pulsante "accedi" in alto a destra.
L'Indipendente non ha alcuna pubblicità né riceve alcun contributo pubblico. E nemmeno alcun contatto con partiti politici. Esiste solo grazie ai suoi abbonati. Solo così possiamo garantire ai nostri lettori un'informazione veramente libera, imparziale ma soprattutto senza padroni.
Grazie se vorrai aiutarci in questo progetto ambizioso.
Perfettamente d’accordo!!!
E allora basta cementificare territorio per fare nuovi inutili centri commerciali, nuove abitazioni, infrastrutture ridondanti. Il terreno va rinverdito
più possibile e dove non ci sono troppe fonti di contaminazione, coltivato per produrre cibo sano e vivo, lasciando perdere le importazioni di cibo a basso costo che servono solo a speculare uscendo con una pasta italiana che di italiano ha ben poco.. Però non basta fare una parte del processo in Italia, non basta il granea marchio (i marchi più blasonati sono stati trovati tutti pesantemente contaminati da nanoparticelle a differenza dei prodotti biologici). La coltivazione, come la trasformazione dei prodotti, come la cucina, sono attività importantissime, sono la prima Medicina e come tali vanno praticate con coscienza e rispetto, quindi anzitutto senza l’uso di sostanze chimiche di sintesi, ma con un approccio naturale, l’utilizzo di varietà antiche, più resistenti alle malattie, sistemi di coltivazione innovativi che ricreino un ambiente ecologicamente evoluto, diversificato e quindi forte.
Salve Stefano, sono perfettamente d’accordo con lei! Grazie di aver commentato l’articolo.