giovedì 21 Novembre 2024

Il governo Meloni ora accusa la Russia anche per gli sbarchi degli immigrati

Un governo sempre più allo sbaraglio, stretto tra l’incudine della sudditanza incondizionata a Washington e il martello della gestione della nuova ondata migratoria, ha dato nuovamente prova della sua inadeguatezza. Nello specifico, lo hanno fatto alcuni suoi insigni rappresentanti, sostenendo che la causa principale dell’aumento dei flussi migratori in entrata sia da ricondurre all’azione politica della Russia di Putin, che agirebbe attraverso il gruppo di mercenari della compagnia militare “Wagner”, presenti anche in Libia e altri Stati africani (tra cui Mozambico, Repubblica centrafricana, Mali e Sudan). Così facendo, l’Esecutivo è arrivato a smentire non solo le parole del suo ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che la scorsa estate bollava come “una comica” tale convinzione, ma persino il contenuto di un report dei servizi segreti presentato al Parlamento nemmeno tre settimane fa.

Ma andiamo con ordine. Tutto è partito lunedì, quando il ministro della Difesa Guido Crosetto ha messo il carico da novanta, dichiarando: «Mi sembra che ormai si possa affermare che l’aumento esponenziale del fenomeno migratorio che parte dalle coste africane sia anche, in misura non indifferente, parte di una strategia chiara di guerra ibrida che la divisione Wagner, mercenari al soldo della Russia, sta attuando, utilizzando il suo peso rilevante in alcuni Paesi Africani». Per il ministro, il problema sarebbe «evidenziato dagli addetti ai lavori» e «un’allerta in questo senso» sarebbe già giunta «dai servizi come dal Copasir».

Poche ore dopo, la stessa premier Giorgia Meloni ha rincarato la dose intervenendo nell’ambito della presentazione di un librpo: «Sarebbe più facile mettere la testa sotto la sabbia, lasciare che siano dei mafiosi a decidere chi deve arrivare da noi, lasciare che arrivi da noi solo chi ha soldi per pagare quei mafiosi, lasciare che in Africa continuino a prendere piede i mercenari della Wagner e i fondamentalisti». Evidentemente, non una semplice coincidenza.

A fare eco a Crosetto, seppure con più precauzioni dialettiche, è stato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani: «In un Paese senza il controllo di una autorità centrale come la Libia, i mercenari della Wagner dopo aver sostenuto una delle parti nella guerra civile del 2019 sono rimasti in molte zone. Noi abbiamo indicazioni che li dicono molto attivi e in contatto con bande di trafficanti e di miliziani interessati al traffico di migranti. La Wagner ha un ruolo diretto nella destabilizzazione della Libia, e non hanno paura di nessuno: in Ucraina stanno combattendo rivaleggiando con il ministero della Difesa regolare, sono in contrasto con i capi militari di Putin, e anche questo è sotto gli occhi di tutti». I mercenari della Wagner sarebbero, secondo il ministro, «un fattore decisivo in Libia», ma le «cause strutturali» dell’immigrazione sarebbero comunque da ricondurre a «una crisi geopolitica di proporzioni mai viste da anni».

A dire la sua è stato anche l’ex presidente del Copasir, Adolfo Urso, uomo di Fdi e oggi ministro delle Imprese e del made in Italy: «Il Copasir che ho presieduto aveva già evidenziato al Parlamento come ci fosse una politica di potenza della Russia anche attraverso i mercenari della Wagner che hanno via via preso in mano una parte dei paesi del Sahel accerchiando sostanzialmente l’Europa e sono presenti in gran misura anche in Libia. Per quanto riguarda, nello specifico il ruolo della Wagner, nel in genere abbiamo parlato al parlamento nella relazione annuale 2021 presentata nelle prime settimane del 2022 che evidenziava in modo chiaro come vi era una strategia specifica di potenza della Russia tesa a controllare i paesi in cui vi era il flusso di immigrazione che poi si realizzava nel nostro Mediterraneo».

Ma l’occasione per scagliarsi contro il nemico russo era troppo ghiotta anche per autorevoli voci extra-governative, da cui uscite simili non sono mancate. A prestare il fianco ai “neri” ci ha infatti pensato un vecchio “rosso” come Luciano Violante, presidente emerito della Camera dei Deputati, che sul punto ha addirittura osato più di alcuni esponenti di destra: «I migranti partono dalle zone controllate dalla Wagner – ha detto -, altrimenti è difficile che chi lo sa consenta questo tipo di migrazioni. Può darsi che questo filo parta direttamente da Mosca, non è che c’è bisogno di grandi invenzioni. Se vuoi danneggiare un Paese come l’Italia, hai uno strumento in mano e lo utilizzi. I migranti basta lasciarli partire: i trafficanti ci sono e non stanno certamente sulle barche, stanno in ville dorate».

Eppure, a smentire perentoriamente le ragioni questa improvvisa e sgangherata fiammata anti-Cremlino ci ha pensato proprio il dettato della Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza – riferita al 2022 – trasmessa alle Camere lo scorso 28 febbraio dal Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica (composto dalla Presidenza del Consiglio, dall’autorità delegata ai servizi, dal Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, dal Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, dall’Aise e dall’Aisi). Nella relazione vengono indicate come fattori che “hanno contribuito a mantenere elevata” per tutto l’anno la pressione migratoria dall’Africa “l’instabilità politica, i conflitti armati, i cambiamenti climatici estremi e la forte spinta demografica”, nonché “gli effetti avversi della pandemia e, più recentemente, del conflitto russo-ucraino sull’economia di molti Paesi”. Manca dunque ogni riferimento esplicito a una presunta “regia” putiniana nel quadro della spinta migratoria.

Nello specifico, riguardo alla rotta del Mediterraneo centrale, tra i “principali fattori di facilitazione dell’immigrazione irregolare” verso le coste italiane si menzionano “la presenza di strutturate reti criminali con proiezioni transnazionali, attestate soprattutto a Zuwarah, Az Zawiyah e Sabratah” e si sottolinea come “la crescente recrudescenza delle partenze direttamente dalla Cirenaica” sia “ascrivibile, in primo luogo, al potenziamento dei sodalizi criminali locali e alla maggiore richiesta migratoria egiziana”. A spaventare è in particolare la situazione in Tunisia, che costituisce il secondo Paese di partenza dei flussi via mare diretti verso le nostre coste, in cui “la spinta migratoria risulta in aumento rispetto al 2021 (+ 60%)” in primis “a causa della perdurante crisi economico-sociale e la vicinanza geografica alle coste italiane”. Qui, “l’immigrazione irregolare è gestita da gruppi criminali prevalentemente autoctoni“, da cui rimane dunque esclusa la Wagner, “non strutturati, talvolta attivi nel settore ittico, dediti alla gestione di un’ampia gamma di attività criminali che vanno dal favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, al contrabbando di tabacchi, al traffico di sostanze stupefacenti e di idrocarburi”.

Ma c’è di più. Quando il rapporto è stato presentato, Alfredo Mantovano – sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e autorità delegata ai Servizi di informazione e sicurezza – si è specificamente espresso sul ruolo giocato da Wagner nel contesto africano e sull’influenza esercitata dal gruppo sull’aumento dei flussi: «La Wagner ha operato in questa direzione perché è un elemento di obiettiva destabilizzazione; il lavoro svolto nelle ultime settimane però fa riscontrare un ridimensionamento delle partenze dalla Cirenaica, mentre l’elemento principale di preoccupazione è ciò che proviene dalla Tunisia». Insomma, rispetto al tragico aumento dei flussi, il contributo della Wagner (seppur presente) è stato ininfluente.

A porre il timbro finale sulla questione è stato, ieri, Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione europea: «Nei Paesi di origine e di transito – ha detto – dobbiamo costruire le condizioni affinché le persone abbiano una vita migliore, piuttosto che mettere la loro vita nelle mani dei trafficanti, ecco cosa causa il flusso». Il ruolo di Wagner, in questo quadro estremamente complesso, sarebbe infatti solo «accessorio».

Dato lo spaccato, suscita infine ilarità il contenuto del tweet pubblicato il 29 luglio 2022 da Matteo Salvini, principale alleato della Meloni nell’Esecutivo, in cui il leader leghista ironizzava sul titolo di Repubblica “L’arma dei migranti sul voto, i barconi spinti in Italia dai mercenari della Wagner”. Prendendosela con i suoi avversari politici, Salvini scriveva: «Per la sinistra sarebbe Putin a spingere i barconi pieni di clandestini verso l’Italia. Siamo alle comiche, la paura di perdere la poltrona fa brutti scherzi! Spoiler: la colpa è di PD e Lamorgese». Tra il “rosso” e il “nero”, ogni tanto spunta il “verde”. Che è un “verde militare” solo a giorni alterni.

[Stefano Baudino]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria