Negli ultimi giorni sono due le applicazioni di messaggistica in cima alle classifiche sugli appstore: Signal e Telegram. Dopo che la popolarissima WhatsApp ha annunciato la modifica ai termini sulla privacy da accettare entro l’8 febbraio, milioni di persone hanno infatti deciso di rivolgersi a chat alternative per non dover condividere con Facebook, società proprietaria della chat, i propri dati (numero di cellulare, contatti, messaggi di stato), destinati a pubblicità personalizzate. Anche se suddette modifiche non coinvolgono l’Europa, soggetta al regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (Gdpr), il dibattito ha comunque visto decollare la popolarità delle alternative. Sviluppata da attivisti in materia di privacy online ed usata persino da funzionari della Commissione Europea, Signal è considerata l’app più sicura per privacy grazie ad un efficace sistema crittografico ed una raccolta dati minima; dopo l’annuncio di WhatsApp, la chat è stata scaricata 8,8 milioni di volte a livello globale (dati Sensor Tower). Analogo successo per Telegram, che ha registrato 25 milioni di nuovi utenti nelle ultime 72 ore, con un picco in Asia.
Nonostante le dichiarazioni di WhatsApp sull’estraneità dell’Unione Europea rispetto alle modifiche, il Garante per la Privacy italiano ha annunciato di voler ricorrere all’Edpb, il Board che riunisce le Autorità privacy europee, perché il messaggio col quale WhatsApp ha annunciato i futuri aggiornamenti agli utenti è “poco chiaro e da valutare con attenzione”.