Lorenzo Zaratta è stato ucciso dalle polveri dell’ILVA (stabilimento siderurgico) nel 2014, quando venne stroncato da un tumore al cervello. È la tesi della procura di Taranto, che ha chiuso le indagini sulla morte del bimbo di 5 anni. È la prima volta che la magistratura mette in relazione la morte di un singola con le emissioni inquinanti del siderurgico. Nove dirigenti dell’acciaieria, tra i quali l’allora direttore, sono indagati per omicidio colposo. Costoro, infatti, non avrebbero impedito la diffusione di polveri e sostanze nocive per la salute.
Nel cervello di Lorenzo erano stati trovati corpi estranei, come ferro, acciaio, zinco e silicio. Il bimbo si sarebbe ammalato, scrive Giustizia per Taranto, per aver assunto, allo stato fetale, le sostanze velenose a lui trasmesse.
Lo stabilimento siderurgico Arcelor Mittal, ex ILVA, è da molti anni al centro di battaglie legali e di proteste per l’inquinamento che produce. Le sostanze inquinanti che emette sono molteplici ed hanno contaminato profondamente tutto l’ambiente circostante, causando un aumento significativo di patologie soprattutto nei quartieri limitrofi.
Evidenze tra l’inquinamento prodotto dall’azienda e l’aumento nell’incidenza di tumori ed altre patologie cardiovascolari si erano già osservate negli anni ’70. Tuttavia, per avere una raccolta organica dei dati, si è dovuto attendere il 2010 con il registro Tumori. Una perizia del 2012 sugli abitanti di Taranto, attribuisce alle emissioni industriali ogni anno 30 morti, 18 casi di tumore maligno, 19 eventi coronarici e 74 ricoveri per malattie respiratorie.