domenica 24 Novembre 2024

Prescrivere la natura fa bene alla salute e riduce l’uso dei farmaci

Passeggiate nella natura al posto dei farmaci o per prevenire malattie. Le ‘prescrizione naturali’, come vengono definite quelle che non prevedono l’assunzione di medicinali – oppure non solo – e che invece obbligano il paziente a stare più a contatto con il verde, sono sempre più diffuse. Sarà perché il loro potenziale è risultato essere triplice: spinge le persone a trascorrere più tempo all’aperto, alleggerisce il carico che grava sull’assistenza sanitaria convenzionale e riduce efficacemente ansia, stress, depressione e insonnia. Numerosi studi, infatti, indicano che il contatto con la natura è associato a una buona salute sociale, mentale e fisica, e che inoltre passeggiare nel verde riduce i rischi cardiaci e l’insorgere di malattie neurodegenerative negli anziani. Se ne sono accorti anche in Australia, dove un gruppo di accademici ha esaminato 92 studi in materia già esistenti ed elaborati in diversi Paesi, e in cui i partecipanti coinvolti hanno trascorso del tempo a interagire con la natura – un quinto di tutte le ricerche valutate si è svolto in Corea del Sud, il 17% negli USA e l’11% in Giappone.

Tale pratica coinvolge genericamente un medico o un professionista sociale (tipo un consulente del benessere). Questi prescrivono a chi gli si rivolge per curare determinate patologie di trascorrere un certo periodo di tempo alla settimana in un ambiente naturale, come un parco.

Dall’analisi è emerso che le prescrizioni naturali sono principalmente indicate per la riduzione della pressione sanguigna e per il miglioramento dei sintomi di ansia e depressione. Le attività più frequentemente consigliate sono state le passeggiate nella natura (46%), l’agricoltura o il giardinaggio (29%) e gli esercizi di consapevolezza (29%). Gli ambienti più suggeriti sono stati invece foreste e riserve naturali (35% delle prescrizioni), parchi (28%) e orti comunitari o domestici (16%).

Thomas Astell-Burt, esperto di salute e co-direttore della ricerca australiana, ha sottolineato quanto l’attività fisica all’aperto migliori numerosi aspetti della nostra vita. «Esci a fare una passeggiata in uno spazio verde: accresce la salute fisica, aiuta a migliorare la tua salute mentale, riduce la solitudine, migliora il sonno e può anche aiutare a ridurre la pressione sanguigna». Risultati, tra l’altro, interconnessi l’uno con l’altro.

Tuttavia, affinché tali scoperte entrino a far parte del sistema sanitario nazionale di ogni Paese, «sono necessari più studi controllati e randomizzati, affinché si possa rivelare una volta per tutte quanto possano essere efficaci e convenienti le prescrizioni naturali per un periodo di tempo prolungato, e anche quali tipi di prescrizioni naturali funzionano per chi». In questa direzione un passo avanti è stato compiuto proprio in Australia, un Paese in cui non capita così spesso che un medico inviti un paziente a passeggiare nel verde. Qui il ‘Medical Research Future Fund’ ha messo a disposizione un milione e mezzo di dollari proprio per portare avanti ulteriori studi che testino l’efficacia delle prescrizioni naturali sugli australiani di età superiore ai 45 anni – anche se già un ricerca precedente su quasi 50mila cittadini aveva scoperto che aree urbane con almeno il 30% di spazio verde o copertura di alberi apportava grossi benefici alla salute degli abitanti, riducendo le probabilità di soffrire di diabete o di disturbi psicologici.

Dei benefici del verde se n’è accorta anche Anu Turunen, una ricercatrice dell’istituto finlandese di salute e Welfare, dopo aver analizzato le risposte di 16.000 residenti di Helsinki, Espoo e Vantaa. Raccogliendo informazioni su come gli abitanti delle città vivono gli spazi – con e senza verde – sull’uso di psicofarmaci, medicinali per l’ipertensione e l’asma, e sul tempo trascorso a fare attività fisica all’aperto, è emerso che frequentare aree alberate almeno 3-4 volte a settimana comporta una riduzione del 33% delle probabilità di usare psicofarmaci, del 36% delle probabilità di usare farmaci per la pressione alta e del 26% delle probabilità di usare farmaci per l’asma.

[di Gloria Ferrari]

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