In Francia c’è stata una sentenza storica. La corte d’appello ha annullato l’ordine di espulsione nei confronti di un uomo del Bangladesh affetto da forte asma. Ritornando nel suo paese avrebbe rischiato di morire. Il suo avvocato, infatti, ha sostenuto che l’uomo sarebbe andato incontro ad un rapido peggioramento delle sue condizioni a causa dei pericolosi livelli di inquinamento atmosferico in Bangladesh.
Le analisi ambientali fatte dalle università di Yale e Columbia classificano il Bangladesh al 179esimo posto nel mondo per qualità dell’aria nel 2020. La concentrazione di polveri sottili nell’aria è sei volte superiore al limite massimo raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità. L’inquinamento atmosferico, sia ambientale che domestico, è stato un fattore determinante in almeno 572.600 decessi fra tutti quelli registrati in Bangladesh nel 2018. Il tribunale ha inoltre preso in considerazione il fatto che i farmaci che l’uomo sta ricevendo in Francia non sono disponibili in Bangladesh e che il sistema sanitario del suo paese d’origine può fornirgli solo le apparecchiature necessarie a far fronte alla sua apnea notturna. A tutto questo, si aggiunge il fatto che anche il padre dell’uomo era morto per un attacco d’asma all’età di 54 anni. Il figlio, invece, da quando è arrivato in Francia, nel 2011, dopo essere fuggito dalle persecuzioni nel suo paese, grazie ai trattamenti ha notevolmente aumentato la sua capacità respiratoria: dal 58% del 2013 al 70% del 2018.