A Valencia, per un mese, si lavorerà solo quattro giorni a settimana. Sfruttando la concatenazione dei lunedì festivi di aprile, l’amministrazione della città spagnola ha infatti lanciato una sperimentazione con l’obiettivo di valutare l’impatto di un orario di lavoro limitato a 32 ore settimanali su produttività, economia, tempo libero e sostenibilità.
La questione è al momento oggetto di una contrattazione tra imprenditori e sindacati, ma il Comune spagnolo ha dichiarato di voler sfruttare dati quantitativi e oggettivi per capire “cosa succederà”. Il succo del progetto si sostanzia nelle parole del primo cittadino valenciano Joan Ribò, che all’inizio di marzo aveva lanciato una campagna informativa sull’argomento: “Vogliamo una città accogliente e sana che si prenda cura delle persone”, aveva dichiarato, convinto che le persone debbano “lavorare per vivere” e non “vivere per lavorare”.
Esperienza simili hanno già visto la luce in molti paesi del mondo, tra cui Inghilterra, Lituania, Nuova Zelanda, Germania, Svezia, Islanda, Portogallo e Giappone. Sull’Indipendente vi abbiamo parlato della più ampia ricerca sul tema, condotta nel Regno Unito e pubblicata lo scorso febbraio, che ha coinvolto 61 aziende di settori diversi e 2.900 dipendenti, cui è stato chiesto di lavorare per circa 34 ore alla settimana. Se da un lato, com’era prevedibile, si è attestato che il 71% degli impiegati ha dichiarato di sentirsi molto meno stressato lavorando un giorno in meno, i ricercatori hanno acclarato anche altri dati sorprendenti, come la riduzione del 65% dei giorni di malattia e un calo del 57% del numero di licenziamenti rispetto allo stesso periodo dell’anno antecedente.
I risultati del test saranno successivamente valutati dal centro di innovazione Las Naves del Comune di Valencia, che diramerà le conclusioni della sperimentazione a partire dal 20 luglio. La ricerca indagherà in particolare le conseguenze della riduzione della settimana lavorativa sulla salute, il benessere sociale e l’equilibrio tra lavoro e vita privata delle persone, nonché, ad ampio raggio, sull’emergenza climatica, il traffico e l’economia. Infine saranno oggetto di valutazione anche gli effetti sul turismo interno, l’industria alberghiera e il commercio.
[di Stefano Baudino]
Finalmente stanno capendo che lavorare sempre fa male alla salute.
Speriamo arrivi pure da noi!
Si avvicina l’utopia del Paese di Cuccagna (utopia paradossale per i nostri tempi perché recitava: il Paese di Cuccagna, dove chi meno lavora più guadagna). Ne ho parlato in un articolo tempo fa su L’Indipendente.