«Siamo qui per dire: i nostri prima dei loro» dichiara Thierry Chave. Assieme a lui, un altro centinaio di persone sono radunate fuori da una palestra municipale a Mentone, nella quale dal 19 aprile sono temporaneamente ospitati circa cinquanta minori non accompagnati. «A causa della presenza di questi migranti sedicenti minorenni, i nostri bambini non possono più usare la palestra per fare sport» continua il cittadino di Mentone di 58 anni, responsabile di zona del partito di estrema destra Reconquete. «Non vogliamo questi migranti qui» conclude Thierry.
Nella cittadina francese, la migrazione è un tema caldo da anni. Nel 2015, la polizia francese ha introdotto controlli sistematici al confine tra Mentone e Ventimiglia e iniziato a respingere i migranti, una pratica che di fatto viola gli accordi di Shengen. Nonostante ciò, i migranti hanno continuato a tentare di raggiungere la Francia: ancora oggi, a decine cercano di passare il confine, spesso ricorrendo a percorsi pericolosi, e vengono solitamente fermati e respinti dalle autorità francesi.
Negli ultimi mesi, c’è stata però un’impennata senza precedenti nel numero di minori non accompagnati arrivati al confine. In un comunicato, la prefettura del dipartimento francese delle Alpi Marittime ha affermato che il flusso forte e in crescita di minori non accompagnati provenienti dal confine italiano ha portato alla saturazione delle strutture d’accoglienza. Al 19 Aprile, erano 1.202 i minori non accompagnati arrivati dall’inizio dell’anno, 110 nella sola settimana precedente. Questa situazione va inquadrata anche nel contesto più ampio di conflittualità tra Italia e Francia sulla questione migratoria: proprio la settimana scorsa, il ministro dell’Interno francese ha accusato il governo italiano di essere incapace di fornire una soluzione al problema dei flussi dal nord Africa, addossando ogni responsabilità sul tema interamente al Belpaese e dimenticando che quella delle migrazioni è una questione di pertinenza europea che va risolta con la collaborazione di tutti i Paesi membri. Continua invece lo scarico di responsabilità da parte di Parigi che già in passato aveva accusato Roma di non rispettare il diritto internazionale e i diritti umani. Tuttavia, soprattutto al confine con l’Italia, la condotta della polizia francese non è affatto irreprensibile, in quanto spesso vengono violati, oltre ai diritti umani, diversi accordi comunitari.
«Gli accordi di Dublino stabiliscono che i migranti devono rimanere nel Paese da cui entrano nel territorio dell’Unione Europea fino a quando la loro richiesta di asilo non viene processata,» spiega Federica, una giovane studentessa italiana che abita a Mentone e che lavora come volontaria per la Caritas. Per questo motivo, la polizia francese può legalmente respingere i migranti al confine. Tuttavia, questo regolamento non è applicabile nel caso di minori non accompagnati: il diritto europeo prevede infatti che un Paese debba prendere in carico un minore anche se questo è entrato sul suolo europeo da un altro Paese, e ha già avviato una procedura di asilo altrove. «La Francia è quindi tenuta per diritto europeo – spiega Federica – ad accogliere i minori che arrivano alla frontiera di Mentone».
Questo, però, non sempre avviene. Sono anni che le associazioni per i diritti umani denunciano la pratica illegale della polizia di frontiera francese di respingere i minori non accompagnati tra Mentone e Ventimiglia. «Continuiamo a raccogliere testimonianze di minori – racconta – che non vengono lasciati passare alla frontiera, le cui date di nascita vengono falsificate, o i cui documenti vengono strappati o requisiti dalla polizia di frontiera». Ogni domenica, assieme ad altri volontari, la ragazza trascorre qualche ora sul lato italiano del confine per incontrare i migranti respinti dalla Francia. Questi arrivano ad essere anche 100 al giorno, e il numero è in costante aumento dalla fine dell’emergenza Covid. Negli ultimi mesi, racconta Federica, sono soprattutto i minori a essere sempre più numerosi.
È qui, sul lato italiano del confine, che incontriamo Kalidou. Kalidou viene dalla Guinea e ha quindici anni. È arrivato a Lampedusa il 28 Marzo, su un barcone. Dopo essere rimasto per qualche settimana in un centro per minori non accompagnati a Catania, ha deciso di continuare il suo viaggio per andare in Francia, in particolare a Parigi, dove abita sua zia. Ci racconta che ha perso i suoi genitori in Guinea e che vuole raggiungere la Francia per diventare un elettricista. «In Guinea c’è troppa precarietà, mentre in Francia le opportunità sono molte». Ci spiega che in Italia è stato accolto molto bene, ma che, parlando francese e avendo parenti in Francia, ha deciso di attraversare il confine.
La sera prima, ci racconta Kalidou, ha tentato di raggiungere Mentone prendendo un treno da Ventimiglia. «I poliziotti francesi sono saliti sul treno, mi hanno chiesto i documenti e poi mi hanno fatto scendere, mi hanno lasciato tutta la notte in un container per poi respingermi in Italia questa mattina». Al momento del rilascio i poliziotti francesi hanno registrato i dati anagrafici di Kalidou, cambiando però la sua data di nascita: «Il poliziotto mi ha detto “non hai 15 anni, ne hai 20” e ha poi scritto una data di nascita inventata». Kalidou ci mostra un certificato di nascita che testimonia che il ragazzo è nato il 6 Settembre 2008, e spiega di aver mostrato questo certificato ai poliziotti che però «non hanno voluto saperne nulla: decidono loro per te, quando sei nato, se sei un minore o no». Tale pratica è del tutto illegale, dal momento che, anche nell’ipotesi che il documento di identità esibito dal ragazzo fosse falso, anche in Francia vige la presunzione di minore età.
L’avvocato Jacopo Colomba, collaboratore di WeWorld e della Caritas di Ventimiglia, racconta che casi come quello di Kalidou sono all’ordine del giorno. Innanzitutto, perché sempre più minori non accompagnati giungono in Italia. In particolare, spiega Jacopo, si sta osservando un aumento inedito nel numero di minori non accompagnati provenienti da due Paesi, la Costa d’Avorio e la Guinea, che arrivano in Italia tramite la rotta tunisina e sbarcano a Lampedusa. Provenienti da Paesi francofoni, questi ragazzi hanno la Francia come meta ultima e si concentrano quindi alla frontiera tra Mentone e Ventimiglia. Molti vengono respinti e rimangono bloccati in Italia, ma sempre di più riescono a raggiungere la Francia: questo perché, spiega Jacopo, negli ultimi mesi la polizia di confine italiana ha iniziato a riportare in Francia i minori respinti dai colleghi francesi.
«È un vero e proprio ping-pong» spiega l’avvocato: i minori tentano di attraversare il confine e vengono fermati e respinti dalla polizia francese, vengono poi fermati dalle autorità di confine italiane che, se vedono che i migranti erano stati registrati come minori allo sbarco, li riportano in Francia. «Nei primi tre mesi del 2023, secondo dati del prefetto di Imperia, le forze dell’ordine italiane hanno riportato in Francia circa 360 minori – racconta – tutti ragazzi che si erano dichiarati minori alla polizia francese ma che erano stati respinti, e che sono riusciti a entrare in Francia solo grazie all’intervento della polizia italiana». Sta quindi emergendo, spiega l’avvocato, quanto diffuse siano queste pratiche illegali di respingimento di minori.
Le associazioni francesi lottano da anni per denunciare le pratiche della polizia al confine. Un gruppo di cinque ONG francesi, tra cui Amnesty International, sono riuscite a fine 2019 a far istituire una commissione d’inchiesta parlamentare per documentare le pratiche illegali e le violazioni di diritti umani alla frontiera. A fine 2021, la commissione aveva portato alla luce queste pratiche, soprattutto i respingimenti di minori non accompagnati. «La commissione d’inchiesta ci aveva dato molta speranza – dice Martine Landry, attivista di Amnesty International a Mentone – purtroppo, però, al confine non è cambiato nulla».
Martine si dichiara ormai molto più inquieta che fiduciosa in un miglioramento della situazione. «Le cose rischiano solamente di aggravarsi con la nuova legge sull’immigrazione» dichiara l’attivista. Una nuova proposta di legge su asilo e immigrazione è stata presentata dal governo francese a febbraio. «Amnesty International si è dichiarata fortemente contraria a questo disegno di legge, ritenendone molti articoli illegali secondo il diritto internazionale» spiega Martine. L’organizzazione internazionale ha definito questa legge “l’ennesimo testo pericoloso” che conferma “l’erosione dei diritti dei migranti in Francia”.
Nonostante la polizia italiana riporti sempre più minori dai colleghi francesi, sono ancora molti i migranti minorenni che vengono rimandati in Italia e che si ritrovano in situazioni di precarietà e vulnerabilità a Ventimiglia. Nella località ligure, infatti, da quando è stato chiuso il Campo Roja nel 2020, non ci sono strutture dove i migranti possono alloggiare. «Di fatto, da tre anni non c’è nessuno spazio per accogliere tutti i migranti che arrivano a Ventimiglia, e questi si ritrovano per strada, obbligati a creare insediamenti informali come quello sotto il ponte della Roja o davanti alla stazione» spiega Jacopo. Questi insediamenti informali vengono costantemente sgomberati, come è successo recentemente ai migranti che si erano riparati nel cortile della chiesa delle Gianchette. Save The Children e Diacone Valdese hanno aperto un dormitorio per i minori, ma i posti sono solo 12, e tanti ragazzi rimangono ancora per strada.
«Dalla chiusura del campo Roja, il contesto di Ventimiglia è fortemente decaduto – racconta Jacopo – ci siamo dovuti inventare soluzioni alternative, emergenziali e informali, senza nessun tipo di finanziamento statale». A Ventimiglia, nonostante siano moltissimi i migranti che rimangono bloccati al confine, tutto il sistema di accoglienza è in mano al terzo settore, che si ritrova sotto una pressione costante. L’emergenza alla frontiera va avanti dal 2016, ma in tutti questi anni, invece che creare strutture adeguate, sia i francesi che gli italiani hanno solo cercato modi per scaricare il problema dall’altra parte del confine, conclude l’avvocato.
Con l’arrivo della bella stagione e l’aumento degli sbarchi, la situazione alla frontiera è solo destinata a peggiorare. «Nel 2022 ci sono stati circa 33.000 respingimenti alla frontiera, la cifra più alta dal 2017, confermando la tendenza di costante crescita dalla fine dell’emergenza Covid» spiega Jacopo. Questa tendenza fa pensare che l’estate, ormai alle porte, farà segnare con ogni probabilità cifre record, che metteranno gravemente in difficoltà il terzo settore.
«La crisi migratoria esiste, ma non è causata dai migranti che si spostano scappando da situazioni difficili o cercando migliori opportunità, bensì dal fatto che non c’è una risposta adeguata» dice Federica. «La situazione tra Mentone e Ventimiglia – conclude – è dovuta alla manza di strutture adeguate su entrambi i lati del confine: non risolveremo le cose impedendo alle persone di spostarsi, perché un modo per migrare lo troveranno sempre, ma creando un sistema che le accolga».
[di Elena Colonna]
L’incapacità degli stati nazionali di gestire adeguatamente i flussi migratori -dove davanti a tutto ci dovrebbe stare la questione umanitaria- mostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, limiti e crimini delle politiche nazionali sovraniste sulla pelle dei migranti. Il gioco di scaricare le responsabilità all’altro è irricevibile: stiamo parlando di persone e il miglior modo per spazzare via le strumentalizzazioni politiche è sentire o leggere le loro storie. È bene ricordare che anche sulla questione migratoria si gioca parte del destino dell’Europa come entità sovranazionale, che appare sempre più compromessa anche per responsabilità delle stesse istituzioni europee (Frontex, ad esempio). Forse è un po’ semplicistico da dire, ma l’emergenza alla frontiera c’è prima di tutto perché esiste una frontiera, che impedisce il sacrosanto diritto della gente di cercarsi delle opportunità invece che di darne accesso. Non dovrebbe essere così.. o forse è fatta per funzionare così?
Ottima analisi. Peccato che molti lettori de L’Indipendente pensino che il problema siano proprio le strutture sovranazionali, ebrei (soros), sostituzione etnica, scie chimiche e amenità simili…
Io mi unisco al pensiero di Yuri, per quello che vale…